Lo scrittore sublimato

Lo scrittore sublimato

Racconto e foto di Martino Ciano

Salvami con una parola, l’ultima che ti è rimasta tra i denti.
Pronunciala prima di abbandonarmi tra le braccia del mondo
sbranato anch’esso dalla vendetta.

Ho scelto pagine di vento e di pioggia per scrivere questa lettera senza pretese. Ho fatto attenzione che non ci fossero ricordi personali molesti tra le righe, perché poi è difficile spiegare cosa sia la sublimazione; e siccome mi considero sublimato, cioè fin troppo catapultato tra gli spazi aerei della mia libido, che invece, da forza grezza e con pretese animalesche, vorrebbe solo che fossi più reattivo al richiamo degli istinti primordiali, allora preferisco non fare intendere che c’è poco di artistico e di poietico in ciò che produco.

Magari è solo un senso di impotenza, di schifo verso me stesso, che mi porta a dire cose che non penso, che immagino ma di cui mi pento, che vorrei anche rendere manifeste salvo poi accettare la condanna della piazza e dei tribunali. Perciò, è meglio cingersi di audace fantasia; fregare tutti con la storia della autorevole “sospensione del giudizio” e poter spiattellare in faccia a ciascuno che “io son io, mentre voi non siete un cazzo”, grazie a una prosa truffaldina, che inganni i sensi, l’etica e l’estetica, che sia sempre ritrattabile.

La conoscete anche quella storia “scema” secondo cui bisogna distinguere tra uomo e artista, tra produzione e vita personale? Sì, cacchio, la sapete a memoria, ingloba anche un po’ della nostra educazione “cattolica”, principalmente fa riferimento a quella parte nella quale si raccomanda di “non giudicare, perché nessuno è così immacolato da poter scagliare la prima pietra”. Ecco, pure quella è una menzogna creata per fare resistere certe discrasie della ragione, dell’amore tra i popoli e tra le genti. Insomma, tutto fa brodo pur di mantenere in piedi lo “stato delle cose”, permettendo giusto qualche evoluzione lenta e poco visibile.

Certo, adesso mi sono cacciato in un bel pasticcio: sto dicendo che tutti gli scrittori, persino quelli della domenica, sono dei truffatori e dei bugiardi. Ora, non ho detto nulla che già non si sappia, ma è stato scritto da tipi famosi, idolatrati, io sono poca roba, quindi qualcuno potrebbe affermare che sono “frustrato”.

Va bene, accetterò anche questo giudizio. Allora fatemi aggiungere che, lo scrittore è uno a cui è andata male con le agenzie assicurative. Infatti, per fregarne una devi avere fantasia, ma anche furbizia, e non sempre lo scrittore è furbo, a volte vuole essere indipendente; vuole crearsi il suo mondo e governarlo come meglio crede. Logicamente, pretende di essere adorato, ma non come un Dio, bensì come un fanciullo; vuole essere il cocco di mamma e di papà e non vuole mai essere sgridato.

Che fregatura, invece.

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