Piccola mappa per giorni comuni. La raccolta poetica di Alessandro Barbato

Piccola mappa per giorni comuni. La raccolta poetica di Alessandro Barbato

Poesie di Alessandro Barbato

Piccola mappa per giorni comuni vorrebbe proporsi come discreto, per certi versi anche incerto percorso in versi, compiuto osservando sottovoce l’enigmatica quotidianità dell’esistere umano. Quattro passi alla scanzonata ricerca del piccolo, ma prezioso tesoro rappresentato da una sorta di “numinoso poetico” di cui il tessuto dei versi si fa spontaneo, anche se inevitabilmente inadeguato interprete. Un cammino alla ricerca di un inafferrabile, misterioso e sfuggente Tu, o forse un altrove, in ogni caso mete e destinazioni proiettate quasi sempre in orizzonti desolatamente lontani o perduti, ma che in alcuni insindacabili istanti paiono presentificarsi in un suono, un odore, in un frammento inceppato di tempo che cerca, forse un po’ ingenuamente, di essere trattenuto dall’io narrante in insicure, traballanti forme poetiche che paiono riecheggiare quelle tradizionali, anche se erose, anzi arrugginite dall’inesorabilità del tempo e dello screpolarsi delle cose.

Poesie tratte dalla raccolta

1. Qualche scalza parola

Sono finite scalze le parole

allineate con pazienza

quasi d’ape, per sofisticare

i giorni di sussurri e pronunciarli.

Non hanno più le suole per salire

le montagne di vapore

che nascondono alveari,

né per scendere correndo

e rallentare solamente

quando è il caso di girare.

Però dovresti proprio immaginarle

mentre cercano lo stesso

di vederti o di sentire quando arrivi.

Per camminare scalzi occorre avere

piedi buoni e buone strade,

oppure fame e sete insieme,

tanta voglia di tornare.

 

2. Se fossi più paziente quando cerco

Se fossi più paziente quando cerco

soltanto di sentire nelle pause

tra i respiri la piccola vertigine

di fiato che scompare in questo battito

che unisce i nostri vuoti, potrei forse

rinunciare a costruire, a dire, fare,

ai pochi e scalzi desideri, ai tarli,

al pane, alle preghiere e finalmente

avvicinare le mie dita a sponde

azzurre come i cieli; mentre si aprono

nel traffico di nuvole per dare

incerta luce bianca ai brulli, miseri

sentieri in cui nascondo le mie gioie,

incastonate alla tua voce spoglia.

 

3. La casa delle cose

Verremo via e con noi scivoleranno

nella notte delle palpebre

le cose e anche le case, tutte quante

le canzoni che ascoltavi

per dormire, le perline, i prati

e i fiori che teniamo nei cortili.

Verranno via con noi le nostre rose,

con le spine, i pennivendoli,

le giostre e poi il profumo che indossavi

quando aspettavamo Aprile.

Non mancheremo certo a questo mare

o alle sue onde che ci nutrono

la voce, né alla danza di cicale

che nemmeno a sera tace

e ci ricorda amori e fiabe.

Chi è Alessandro Barbato

Alessandro Barbato è nato a Roma nel 1975. Specializzatosi in Antropologia sociale presso l’EHESS di Parigi, si è dedicato allo studio dei rapporti tra nuove scienze umane e letteratura, pubblicando diversi saggi. Collabora con il blog dedicato a Pierpaolo Pasolini, «Le pagine corsare». È stato membro del comitato di redazione della rivista di settore «Civiltà e religioni». Appassionato di poesia contemporanea, ha pubblicato liriche su rivista, blog letterari e nel 2019 la silloge Il fiore dell’attesa, confluita nel 2020 nella raccolta Solamente quando è inverno. Nel 2022 ha visto la luce la raccolta poetica, La mimica dei mondi (qualche poesia fuoritempo), edita da Controluna. Nel 2024 è uscita la sua ultima silloge poetica, Piccola mappa per giorni comuni. Attualmente insegna materie letterarie presso le Scuole Ebraiche di Roma

 

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