Alto Tirreno cosentino: lo Stato che rimanda con gentilezza di esserci
Articolo di Martino Ciano
Chiedete a un cittadino qualsiasi, a un turista, a un sindaco, a un uomo delle forze dell’ordine se davvero si sente sicuro da queste parti e vedrete che vi risponderà con un semplice no. Chiedete ai primi cittadini che devono far fronte alle richieste di “maggiore sicurezza”, soprattutto nel periodo estivo, quanti appelli devono fare a Ministeri, Questure e altri Enti sovracomunali per avere qualche uomo in divisa in più tra la gente, e constaterete che le uniche risposte che hanno ricevuto sono prenderemo in considerazione le vostre lamentele o comprendiamo e condividiamo le vostre preoccupazioni… e poi? E poi, campa cavallo che l’erba cresce.
Ma non è solo l’estate a preoccupare, ma anche l’inverno, quando nonostante i pochi residenti fissi, che coraggiosamente restano a far la muffa in un territorio dalle mille possibilità e dalle troppe vocazioni mai sfruttate e mai coltivate, senti parlare di rapine, di agguati, di auto in fiamme, di vandalismi vari e affini, di droga che se ne va per le strade dei borghi, di bellezze deturpate dall’incuria, dall’inciviltà e dalla noia.
Già, la noia, anche quella che nasce dopo la facile lamentela. La noia che rende la vita di provincia una folle corsa verso le trasgressioni… altro che Milano da bere, qui conosci quanto è illogico chiedersi cosa sia la buona volontà e il bene comune, ché portare lo stipendio a casa è difficile, così come il tengo famiglia fa chiudere un occhio a tutti fin quando si può fare a meno di aprirli.
Ci si scandalizza, ci si incazza un pochino, ci si indigna un pochetto, ma poi passa perché tanto le cose non cambiano.
Così, parlando con qualcuno che tempo fa è andato via e che qui ci viene solo per le vacanze, si ritorna sempre sullo stesso discorso com’è che cambiano gli uomini al comando, che senti sempre le solite lamentele, che tutti sono ogni volta pronti a rivoluzionare le cose, ma poi nulla muta, anzi peggiora? E tu che vuoi rispondere a questo amico lontano, che ha perso l’accento calabrese, che ora tiene famiglia altrove, tiene vita altrove, tiene lavoro altrove, tiene anche la tomba già pagata altrove, se non rispondere con un bo’.
Dimmi la verità, lettore, ti sarai anche rotto le scatole di queste frasi fatte!
Ora, il cane si morde la coda, quando crede che la coda sia un corpo estraneo vedi che inizia a girare su se stesso nella speranza di acciuffarla tra i denti, allora ti rendi conto che qui è così: giriamo su noi stessi in cerca del problema, ma forse il problema siamo noi. Inoltre, l’alto Tirreno cosentino è la periferia della periferia della provincia, quindi per lo Stato esisti solo in certi momenti della sua vita.
Bene, tutti d’accordo, ma spesso e volentieri ti chiedi ci piacerebbe davvero avere di più lo Stato tra i piedi, visto che alcune regole proprio non ci piacciono?