Madama

Madama

Racconto e foto di Martino Ciano

Implodeva nel cervello e nel sangue, tra le cellule che catturano i fotogrammi del divenire e tra quelle che combinano le emozioni. Lo spirito della Madama aleggiava su di te. Nel cocktail allucinogeno, sguazzavi con quegli occhi spalancati sulle luci della discoteca che pulsavano a ritmo di tecno marziale.

A calci in culo ti prendeva la grancassa; mani d’aria, ma dalla presa forte come quella delle tenaglie, ti strappavano l’anima. Trasmigravi tra la gente e sembrava che di ciascun componente riuscissi a decifrare le sensazioni. Qualcuno era annoiato, altri eccitati; c’erano anche persone a cui stavano strette le mutande.

Tu navigavi in una pace caotica. Da qualche parte nel tuo cervello era in corso una battaglia; sentivi infatti le esplosioni delle bombe, il fischio dei razzi, il boato degli aerei che rompevano il muro del suono. Ma te ne fregavi, eri salvo, ridevi anche quando nelle orecchie giungevano le urla di qualche uomo o soldato che era saltato in aria, che era stato fatto a brandelli.

“Domani andrò a pulire i muri imbrattati di sangue. Raccoglierò con scopa e paletta le interiora disseminate sul terreno”, dicevi a te stesso. Eri in cerca di una direzione; assente, anzi eri un imbambolato tra mille ballerini improvvisati che come molle saltavano da una parte all’altra. Passando tra loro, sfiorandoli, avvertivi l’odore di sudore che si mischiava a fragranze femminee.

Docile, annusavi come un cane bastonato; eri tatto, eri l’epidermide del tuo sballo. Il cartone che ti eri calato aveva fatto effetto, altri tre francobolli li avevi in tasca. Li custodivi con cura, ti sarebbero serviti per la “buonanotte”, per dimenticare i debiti che avevi disseminato in giro per comprare i tuoi viaggi multidimensionali.

“Non li pagherò, ma porterò loro nel mio mondo, in questa pace. Proveranno la serenità della mia anima danzante”, e intanto camminavi ed esploravi, penetravi la calca fin quando non ti sei trovato a ballare un valzer con la madama. Tenevi strette le sue mani callose, sentivi un pesante profumo di sigaro al caffè; eppure ti lasciavi accompagnare nei movimenti dalla signora; ti aggrappavi alle sue spalle e ciondolavate. Le stavi per baciare il collo, ma proprio in quel momento quella ti ha spinto, ti ha sbilanciato. Gli altri intorno a te si sono spostati, ti hanno fatto cadere come un sasso.

“Sì, prendimi qui, madama mia. Mi hai inseguito troppo questa sera. Ma ti giuro, stavo giocando, non stavo fuggendo da te”. E quella ti ha girato, ti ha schiacciato la faccia sulla pista da ballo e ti ha ammanettato.

“Prendimi a calci nel culo, madama mia; sono tuo, nel dolore e in ogni mia erezione”, ma ti sei sentito sollevato da terra, issato come una vela; e infatti tu sfarfallavi e gioivi, fin quando uno non ti ha fatto una rivelazione: “Coglione, ti stanno arrestando”. E allora ti sei voltato e hai visto lo sbirro. La madama che volevi sedurre non esisteva per davvero, eppure ti ha fottuto.

Calvo, nerboruto, in borghese, ma pronto all’azione. “Fascista”, gli hai gridato e, intanto, due buttafuori sono venuti ad aiutarlo. Opponevi resistenza e quello ti ha dato uno schiaffo. Ti sei tranquillizzato, ti hanno portato a casa della madama, tra risate e stridore di denti… a pezzi.


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