Veranio. Giovanni Peli e la ciclicità della natura umana
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Veranio” di Giovanni Peli, EdiKit, 2023
Una catastrofe si è consumata, un nuovo Mondo prende forma pian piano e l’umanità si riorganizza. La dipendenza dal petrolio è finita, ma ne comincia un’altra, forse peggiore, ed è quella legata al Veranio.
La formula segreta di questo composto la conoscono in pochi; viene celata dietro leggende, rielaborazioni teologiche, studi scientifici più o meno attendibili. C’è una cosa che appare in maniera lampante: per essa si farebbe di tutto.
Ecco gli elementi del nuovo romanzo di Giovanni Peli. Nessun risvolto utopistico, tanto meno distopico, solo una fantasiosa allegoria su ciò che potrebbe avvenire tra qualche decennio.
È come se lo scrittore ci volesse anticipare che, dopotutto, nulla cambierà: l’uomo ripete sempre gli stessi errori, mai impara dalle sue cadute. I pochi dominano, i tanti sono entità sperdute al servizio del potere. Vero è che il potere ognuno lo combatte come può, fatto sta che la sua ambiguità sa tirare nella mischia chiunque, cambiando i ruoli e facendo sempre più proseliti.
Il Veranio è quindi solo un altro strumento di controllo, di divisione sociale. È una sostanza che legittima l’impiego della forza da parte di alcune élite, che spinge i governi a utilizzare qualsiasi mezzo. Insomma, tra l’ipotetico mondo immaginato da Peli e quello attuale non ci sono differenze.
Il protagonista è un uomo che ha trovato riparo in una vecchia biblioteca, che si dà allo studio e che viene perciò denigrato. Viene considerato un amante delle cose immateriali, di quel cibo per la mente che per molti ha procurato più problemi di quanti ne abbia risolti. È quasi un nemico di Stato, che, però, non viene eliminato fisicamente, ma solo marginalizzato, apparendo come un profeta che grida nel deserto.
Anche questo aspetto non si discosta troppo dai tempi che stiamo vivendo. “Il sapere” serve davvero a qualcosa? È utile educare il proprio sguardo alla totalità delle cose? È importante svegliare noi stessi e gli altri dal torpore? Certo che “no”, lo sa bene tanto l’autore, quanto coloro che leggeranno questo libro.
Peli infatti non crea un mondo governato dalla “non conoscenza”, ma in cui ognuno è felicemente ignorante. D’altronde, proprio come accade oggi, in quest’epoca di tecnologia performante, l’apatia di ciascuno appare come “una libera scelta”, sospinta dall’incapacità di “ribellarsi attivamente”. A ben vedere, la rivolta resta solo una chimera, una soluzione contemplata in uno stato di dormiveglia.
Attraverso la fantasia e la costruzione di un mondo che è, dopotutto, naturale evoluzione del precedente, il breve romanzo di Peli è un’opera realista figlia di una sensibilità solitaria e indagatrice.
Scorrendo queste piacevoli pagine si viene a contatto con tutta la frammentarietà che domina la nostra quotidianità. Pensare che “il dopo” sia migliore è davvero impossibile; in fondo, anche qualche anno fa, durante l’epoca del Covid-19, siamo stati allevati con la filastrocca dell’andrà tutto bene, e poi …
… e poi così.