Thomas Bernhard. A colpi d’ascia. Adelphi
Recensione di Martino Ciano
Qualcuno dice che basta leggere un libro di Thomas Bernhard per leggerli tutti, ma così non è. È un autore complesso proprio perché la sua scrittura è monotematica, dunque ripetitiva, pertanto ingarbugliata sintesi di una visione universale che tende al dissolvimento di ogni struttura metalinguistica.
Ogni opera contiene tutte le altre opere e ogni pagina porta il lettore su un abisso che lui non riesce ad accettare. Nel momento in cui volgiamo lo sguardo verso il fondo, restiamo come ipnotizzati. Ed è questo il vero problema della prosa di Bernhard – per il sottoscritto la migliore del Novecento – riuscire a resistere a questo annichilente fiume di parole, che prima ti travolge, poi ti accarezza, poi ti fa riflettere, poi ti fa sentire spaesato, poi, alla fine, all’ultima pagina, al culmine della sopportazione, ti regala un sorriso.
Bernhard è ironico. I suoi personaggi sono grotteschi. Per quanto non si spinga in descrizioni, non possiamo non immaginare i suoi personaggi come le figure umane che costellano i quadri di Otto Dix. Egli infatti non mostra, bensì spiega, e spiegando ti confonde, perché il compito della sua scrittura è rendere visibile la parte di verità che sta nella menzogna, perché nel suo verso infinito tutto è falsità e contraffazione. I suoi personaggi sono uomini immersi nel grigiore che lottano per apparire diversi da ciò che sono intimamente.
A colpi d’ascia racconta di una cena alla quale sono invitati artisti, scrittori, critici di ogni risma. I padroni di casa, i coniugi Auersberger, fanno parte di quella raffinata intellighenzia amante del bello, ma dietro cui i peggiori istinti kitsch prendono vita.
Tutti sono in attesa dell’attore del Burgtheater, che ha avuto l’onore di cimentarsi nell’Anitra selvatica di Ibsen. Senza di lui non si può iniziare, e proprio lui, questo attore che tutti attendono con spirito adulatorio, non potrà che arrivare in ritardo. Tutto il romanzo, quindi, non è altro che un resoconto della serata che il narratore ripete nella sua mente. In alcuni casi, sarà una sorta di cronaca in diretta durante la quale l’animo del protagonista oscillerà tra pensieri omicidi e ironiche invettive.
Il particolare macabro della serata è che questo momento di festa si sta svolgendo dopo poche ore dalla celebrazione di un funerale a cui la combriccola ha partecipato. Non è questo un particolare secondario, ma è proprio l’incipit dell’attacco più violento che il narratore, ossia Bernhard, sferra contro l’ipocrisia degli ambienti artistici.
A Colpi d’ascia è un libro che in Austria provocò non pochi problemi all’autore. In un primo momento fu ritirato dalle librerie perché alcuni personaggi si riconobbero in queste pagine. Resta a noi una delle opere più significative della produzione di Bernhard, un romanzo che va letto a piccoli sorsi.
2 Commenti
Anche io considero Bernhard uno dei migliori scrittori del Novecento, letto instancabilmente tutti i suoi libri e mai ne ho trovato uno uguale all’altro. Ottima recensione, grazie.
Grazie a te. Di vero cuore
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