Rafał Wojaczek. Nota sul poeta che incantava le stagioni
Recensione di Marco Masciovecchio. Le foto di “Rafał Wojaczek” sono state fornite dall’autore dell’articolo
La primavera è passata, l’estate è passata, e l’autunno, e l’inverno
E il poeta non incanta più bestemmia.
Alla fine, come sempre, sono sempre i poeti che vengono a trovarci e lo fanno sempre in modo inaspettato squarciando le tenebre del nostro piccolo universo.
Dopo oltre 50 anni dalla loro stesura arrivano finalmente in Italia i versi di Rafał Wojaczek, grazie a Francesco De Luca che, rimasto ammaliato dalla forza dei versi del Rimbaud polacco, pubblica 66 poesie come libro d’esordio della neonata casa editrice romana Delufa Press: Rafał Wojaczek – Il poeta andava fucilato – Poesie Scelte 1964-1971.
Rafał Wojaczek, poeta e prosatore polacco, è annoverato nel gruppo dei poeti maledetti, nasce a Mikołów (in Slesia) il 6 dicembre 1945 e muore suicida a Wrocław (Breslavia) l’11 maggio 1971. L’esordio letterario avviene con la pubblicazione di sette (simbolo di completezza e di perfezione) poesie inedite su rivista Poezja (Poesia). Il debutto editoriale è del 1969 con la raccolta Sezon (La stagione), accolta con lusinghieri giudizi dalla critica.
Nel 1970 uscì la sua seconda raccolta Inna bajka (Una diversa favola). Postume uscirono Którego nie było (Colui che non c’era, 1972) e Nie skończona krucjata (La crociata non finita, 1972).
Wojaczek era un provocatore nato, tentò più volte il suicidio. Gli fu diagnosticata la schizofrenia. Diagnosi che rappresentò un macigno per tutta la sua vita. Chiese lui stesso di trascorrere una settimana in clinica psichiatrica e lì conobbe l’infermiera che diventò sua moglie e gli diede una figlia, Dagmara. Il matrimonio durò appena un anno, concludendosi con l’inevitabile divorzio. L’ultimo tentativo di suicidio, l’11 maggio del 1971, ebbe successo, lo stesso poeta, sopra un biglietto, scrisse a mo’ di testamento, le dosi esatte e i nomi dei medicinali che avrebbe assunto per suicidarsi.
La sua poetica è una cruda esplorazione della disperazione esistenziale, del sesso, dell’amore e della condizione umana, sullo sfondo c’è la sua terra, la Polonia del dopoguerra, durante l’oscurantismo del regime sovietico. L’urlo di Wojaczek è un urlo disperato: “La sentenza su di me è stata già emessa.” (Poema).
Come spesso accade, il plauso della critica e una notevole attenzione avvenne, purtroppo, solo dopo la sua morte. Oggi Wojaczek è considerato una figura di primo piano della letteratura polacca del XX secolo e la sua opera continua a essere studiata e per la sua profondità e complessità.
Questo poeta così tragicamente inquieto, dalla vita così imprevedibile, morto ad appena ventisei anni non ancora compiuti, è stato uno dei fenomeni più controversi nella poesia polacca. E’ stato una sorta di cometa lasciando dietro di sé una vera e propria “leggenda”, soprattutto tra i giovani degli anni ’60.
Come in tutte le leggende è “controversa” la storia sulla sua modalità di scrittura, c’è chi afferma che scriveva sotto effetto dell’alcol e chi afferma che nell’atto “creativo” si chiudesse in casa scrivendo ininterrottamente, completamente sobrio limando di continuo i suoi versi. (Siedo in un angolo/nella mia stanza/chiuso a chiave//Di tanto in tanto/per controllare/se sono vivo ancora/mi pungo con uno spillo/e m’inserisco un piccolo/trapano nel cranio …)
Alcune poesie di Rafał Wojaczek presenti nella raccolta
Dice che le fa male l’amore
Dice che le fa male l’amore
questo fiore nero
che cresce in una testa compressa
Un fiore che preme
così da sforzare gli occhi
Lei guarda da cespuglio
che in me si accende
22/23 IV 1966
***
Chi è questo che mi appare allo specchio
Chi è questo che mi appare allo specchio
Non una donna né una persona
Di nebbia, ma così crudelmente se stessa,
Che il posto nell’almanacco finora è vuoto?
Chi è questo che dal mio bicchiere
Bevendo non un ubriacone è, anche se
Raccolto dalla polizia dal fango
È preso come compagno di gilda?
Chi è questo che con la mia penna
Scrive le mie poesie
E nel mio letto prende mia moglie?
Chi è questo che è appena uscito
***
Deve essere qualcuno
Deve essere qualcuno, che non conosco, ma che si è impossessato
Di me, della mia vita, della mia morte; di questo foglio
I testi sono tratti da: Rafał Wojaczek – Il poeta andava fucilato – Poesie scelte 1964-1971
Traduzione e cura di
Francesco De Luca e Bożena Topolska