Orizzonte degli eventi. Gianfrancesco Caputo e il dilemma tra “tecnica e democrazia”
Recensione di Martino Ciano
Tecnica e democrazia possono andare d’accordo? Quali sfide ci attendono e, soprattutto, abbiamo coscienza di ciò che sta avvenendo o siamo solo ignari spettatori? Sono queste le domande che Gianfrancesco Caputo pone ai lettori dei suoi articoli, raccolti in questo libro dal titolo “Orizzonte degli eventi”. Titolo che non è stato scelto a caso, visto che l’orizzonte degli eventi è un concetto legato ai buchi neri. Esso è il punto estremo, superato il quale non c’è più possibilità di ritorno, oltre il quale non si può più sfuggire alla forza di attrazione del buco nero. Ma l’orizzonte degli eventi non è una zona statica, ma che aumenta man mano che il buco nero inghiotte.
Si tratta insomma di una metafora chiara e intuitiva: la tecnica corre veloce, l’uomo ne è già succube, c’è ancora una zona franca nella quale possiamo ripararci, meditare sul futuro o siamo destinati a dissolverci?
Caputo non demonizza la tecnica, ma pone degli interrogativi sul suo impiego, sulla sua forza invasiva che modifica anche i concetti base su cui l’umanità ha fondato la propria sopravvivenza. La democrazia è ormai ostaggio del consumo, così come l’individuo, che è diventato “artefatto”, “progetto”, “essere che ha ragione di esistere solo in funzione ai suoi averi”, “oggetto di consumo”. Il pensiero debole distrugge ogni valore spirituale, imponendo la supremazia del “valore di scambio”, riducendo tutto a un “dare e avere” che annichilisce ogni propensione trascendentale.
Caputo quindi raccoglie e fa proprio il grido di allarme che già molti pensatori avevano lanciato nel Novecento, in particolar modo dopo l’evento atomico di Hiroshima. Lì, in quel momento, l’uomo ha compreso gli effetti suicidi dell’impiego incondizionato della tecnica. Da quel “fungo atomico”, che il mondo ha conosciuto il 6 giugno 1945, si è aperto il dibattito su quale strada intraprendere.
Nella sua raccolta, Caputo non dimentica di trattare anche argomenti di attualità, indagando sulle metamorfosi che ha subito la dialettica politica, caduta ormai in quella caccia allo slogan che nulla consegna all’elettore. Di qui la disaffezione alla pratica democratica del voto nonché a un impoverimento dei temi trattati, quali i cambiamenti climatici, la giustizia e la difesa da attuare dai continui attacchi di un capitalismo sempre più senza confini e limiti.
Cosa resta di tutto questo? Lo mette in rilievo Gianluigi Pagliaro, che ha firmato la prefazione del volume di Caputo: bisogna ritornare non solo al dialogo ma ai grandi “punti di domanda”, quelli che smuovono il pensiero in maniera attiva. Anche la critica al sistema serve a poco se gli atteggiamenti non cambiano. Tutto deve poi concludersi nell’azione, un agire che sicuramente costa caro ma che è necessario.
*”Orizzonte degli eventi” è edito dall’Associazione Culturale Proudhon