La coscienza di Zeno e l’ironia dell’inconscio

La coscienza di Zeno e l’ironia dell’inconscio

La coscienza di Zeno: l’ironia dell’inconscio e la malattia dell’anima. Ne parla Rosangela Papa in questo articolo già pubblicato su Zona di Disagio

Quante volte ci è capitato di avere di fronte un problema e non avere la capacità o la voglia di affrontarlo e tanto meno risolverlo? E se non è capitato a noi personalmente lo abbiamo visto capitare a qualcuno.

Albert Einstein sosteneva che se avesse avuto un’ora per salvare il mondo, avrebbe sicuramente impiegato 55 minuti a definire bene il problema e solo 5 minuti a trovare la soluzione!

L’opera “La coscienza di Zeno”, nata nel 1919, durante la Prima Guerra Mondiale e pubblicata poi nel 1923, esprime i tratti distintivi di una crisi di sistemi di valori che si perdono e si confondono dinnanzi a nuove forme e tensioni culturali. Essa è un’opera trasgressiva perché fa decadere tutti i valori tradizionali.

Zeno Cosini, figlio di un ricco commerciante triestino, è il protagonista del libro che all’età di trent’anni ancora non sembra aver trovato la sua strada, la sua realizzazione. La sua tendenza a distrarsi e a ridere delle cose più serie lo hanno

portato a lasciare gli studi di legge e dopo la morte del padre si ritrova a vivere di rendita. Egli non si occupa dei propri affari pur essendone il responsabile. Così libero da ogni impegno di lavoro può dedicarsi alle sue manie: dal continuo proposito di smettere di fumare e di tante malattie immaginarie.

Per liberarsi dalle sue malattie, soprattutto quella del fumo, che gli causava mal di gola, Zeno si rivolge ad uno psicoanalista perché “la malattia è una convinzione ed io nacqui con quella convinzione “.

Il dottore S. che lo prende in cura gli consiglia di scrivere un’analisi storica della sua attitudine al fumo.

Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero.

Zeno comincia a frequentare la casa di un ricco commerciante, padre di quattro figlie. Si innamora di una di essa, ma a causa di equivoci e malintesi sposa un’altra sorella che lo amerà con tenerezza e comprensione verso tutte le sue manie;

Chissà se l’amo? È un dubbio che m’accompagnò per tutta la vita e oggidì posso pensare che l’amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore.

Successivamente Zeno conoscerà una ragazza semplice e povera che diviene la sua amante, ma questo non inciderà affatto sui buoni rapporti con la moglie, ignara del tradimento.

L’ultima parte del libro è una sorta di diario dove Zeno, deciso a interrompere la cura, riprende in mano la sua autobiografia; egli vuole scrivere “sinceramente” la storia della sua cura manifestando tutta la sua disistima verso il dottore S. e per la psicoanalisi. Egli non è affatto guarito come dice il Dottore S, anzi, sta peggio di prima, ma un fatto importante cambia la sua vita: scoppia la guerra.

L’Olivi, gestore delle sue proprietà si rifugia in Svizzera come pure il Dottor S. e finalmente Zeno si sente libero da ogni controllo.

Ogni sincerità fra me e il dottore era sparita ed ora respiro. Non m’è più imposto nessuno sforzo. Non debbono costringermi ad una fede né ho da simulare di averla”…

La mia malattia doveva essere finta perché la mia malattia era stata scoperta”.

Egli si avventura in imprese commerciali fortunate e allo psicoanalista invia alcune pagine di diario per dimostrargli la sua antipatia.

Zeno Cosini è un uomo inetto che non riesce ad affrontare i problemi ed è continuamente insoddisfatto della propria vita.

Tale inettitudine lo rende passivo di fronte alla vita e impossibilitato ad affrontare le sfide e le difficoltà che essa gli pone davanti.

Tutto ciò giaceva nella mia coscienza a portata di mano. Risorge solo ora perché non sapevo prima che potesse avere importanza

La dipendenza dal fumo fa riflettere Zeno sulla sua mancanza di forza di volontà e sull’incapacità di portare a termine un traguardo con convinzione e forza. Tale fragilità è da attribuire sia al senso di vuoto che egli sente nella sua vita sia all’assenza nella sua infanzia di una figura paterna.

Da ciò ne consegue che per Zeno è sempre il tempo

dell’ultima sigaretta…

Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su se stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute.”

La malattia resta sempre fino alla fine il tema dominante infatti a concludere il libro è l’immagine di un silenzio cosmico…

Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute

Questo è il tempo dell’inettitudine, della passività, della mancanza di autostima e dei valori pertanto per Zeno è sempre il tempo dell’ultima sigaretta. È su questo che Hector Schmitz con lo pseudonimo Italo Svevo ci invitava a riflettere un secolo fa. Ci sono ancora tanti spunti e argomenti sui quali riflettere e approfondire: dal complesso di Edipo ai successi commerciali favoriti dalla Prima Guerra Mondiale.

Sono passati circa cento anni, ma ancora poco è cambiato!

 

Post correlati