Innocenza dell’umanità. Una legge di sopravvivenza

L’angoscia del divenire e la sua spettacolarizzazione. L’uomo è un evento? Ne parla Martino Ciano in questo articolo. Buona lettura.

Poiché viviamo nella disperata ricerca dell’innocenza, tant’è che il primo atto di grazia è un battesimo che ci lava dalla colpa originaria, ecco che ogni giorno è buono per proseguire felici nel nostro viaggio nell’eterna disgrazia.

Un mondo ricco di tentazioni s’apre all’anima e al corpo, un’umiliazione costante che s’agita in noi da quando ci svegliamo a quando ritorniamo al sonno. Fare-non fare, guardare-non guardare, toccare-non toccare, desiderare-non desiderare. E i nostri sogni, pur sempre figli della colpa, contengono la gioia del caos primordiale. Un insieme di luoghi, di simboli e di emozioni antropomorfe (la colpa mi appare sempre come una donna con la testa di toro) si manifesta davanti agli occhi della mente.

Che dolce desiderio morire nel sonno, magari risucchiati in questo mondo inconscio, fatato, alato!

La coscienza è la disgrazia d’ogni cosa. Una coscienza racchiude in sé il patrimonio di frammenti etici, estetici e morali che rende libero (bella parola senza senso) ognuno di noi.  Gesù era un uomo dalla coscienza rivoluzionaria; così ribelle da pensare che tutto il mondo dovesse agire come lui. In fondo, se suo Padre aveva creato tutto, allora tutto era rappresentazione del Padre e tutto era espressione della Sua volontà di potenza.

E l’uomo? Un comodo divenire in un gioco, la vita, che deve continuare il più possibile.

Vince chi si salva! Ed è per questo che bisogna sopravvivere, per salvarsi, per lasciare il mondo con meno colpe possibili. E se proprio non dovessimo raggiungere il Paradiso, proveremo a reincarnarci. D’altronde, il riconoscimento dello stato di innocenza da parte del Divino Creatore è l’obiettivo di ogni uomo. Morire con la dicitura “era una brava persona” è sinonimo di innocenza. Anche quando questa locuzione viene usata come “frase di circostanza”, noi siamo stati salvati un attimo prima di venir dimenticati per sempre.

Poiché tutto è il contrario di tutto e ogni cosa può diventare una colpa che dà il via libera a un’altra serie di colpe, ecco che l’amore per ogni farneticazione religiosa e il non senso della vita trasportato nel disegno divino diventano argomenti per gli opinionisti. E mentre guardo il programma condotto da Barbara D’Urso (questa sì che è una colpa), mi chiedo come sia possibile parlare in maniera sequenziale della scomparsa di Denise Pipitone, della fine del fidanzamento tra Paolo Brosio e la sua Baby Fidanzata (lui ha quarant’anni più di lei) e dei miracoli di Padre Pio. Cosa accomuna i tre argomenti, se non questa spettacolare concezione dell’Universo in cui ogni rappresentazione è volontà di un Potere persuasivo.

Guardate! La persuasione è come una stella che implode, che collassa, che si fa buco nero, che divora ogni cosa. E noi, tra le sue fauci, anche se disintegrati, cerchiamo ancora un piccolo luogo di libertà, dove l’innocenza ci sia riconosciuta. Eppure, non esisterà innocenza, finché questo mondo sarà dominato dallo spettacolo, e i bambini continueranno a morire sotto le bombe o di stenti, e non ci sarà pane per tutti, e non ci sarà dignità per l’uomo. Proprio perché non la vita non ha un senso, inutile parlare di etica, di morale, di giustizia.

Intanto, al mio fianco sta seduta la mia gattina Lea. È nera, senza coda, miagola e mi fa le fusa. Questa bestia è felice. Più felice di me.

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