Un crollo, un taglio in ambienti familiari

Un crollo, un taglio in ambienti familiari

Articolo e foto di Martino Ciano

Ho saccheggiato lo stomaco per gridare queste parole. Mi accuso io, non per ammettere qualche colpa, ma per deridermi. Vedo e tocco i cambiamenti climatici, anche se non credo in loro; li subisco anche se non so identificarli. È la caduta nell’ignoranza la vera scoperta, ora copriamoci che l’umidità di qualsiasi stagione ci inebria.

L’albero sradicato dal vento; un pezzo di costone roccioso franato; l’ambientalista chiede controlli mentre il mondo va a puttane; gente curiosa fotografa il disastro; gente di ogni risma commenta il disastro. Osserva amico caro, il vento non ti porti via con sé, ma se avvenisse tu lo considereresti un privilegio. Mettiamola così, credi nei miracoli e nella magnanimità della Divina Provvidenza.

Si respira apocalisse mentre ci si accusa a vicenda. Di chi è la colpa? Omessi controlli, menefreghismo di boscaioli a caccia di legna facile? Ci pensa Dio a capitozzare la discussione. Acqua dal cielo, cabine elettriche e della linea internet che saltano; paese al buio, paese senza connessione, omertà di preti post confessione.

Finisce l’assalto mediatico… Ricordi? Sotto l’albero crollato ho atteso un regalo. Ricordi? Sotto la chioma dell’albero crollato sono rimasto per sempre solo io. Ma questa non è poesia, bensì un momento che fa da raccordo tra me e qualcosa che da qui va via, che qui non tornerà, che qui si è dissolto tra presagi apocalittici e polemiche che aizzano la bufera.

Ed è forse questo frammento di poco conto, mio e solo mio, buttato nella mischia e incapace di avanzare pretese, la cosa più preziosa che mi è rimasta tra le mani colme di foglie secche. È straripato il fiume della memoria. Mi guardo indietro, non c’era il disastro. Qui era ancora una lingua di asfalto, niente marmo, niente bianco maculato. Era candore di cuore, passi felpati, ansiosi, un girotondo in bicicletta… si era bambini crudeli e sinceri…

Sono rimasti adolescenti la gioia e la speranza; si è fatto adulto l’addio.

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