Una tregua sottile. Michele Di Tonno e la poetica di un quieto attimo

Una tregua sottile. Michele Di Tonno e la poetica di un quieto attimo

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Una tregua sottile” di Michele Di Tonno, Il ramo e la foglia Edizioni, 2024

La poesia come tregua, come spazio in cui si è fuori dalla temporalità degli eventi. Ma questa linea di confine, oltre cui Miche Di Tonno si ripara, è sottile, delimita un’area in cui si catturano parole, significati, riflessioni. In questo luogo rintracciamo le emozioni dello scrittore romano. Non vogliamo affermare che il suo nido creativo sia un posto favorevole o sfavorevole, ma è un punto di vista dal quale, seppur per breve tempo, tutto può essere osservato con distacco.

I componimenti di Di Tonno sono fatti di poche parole, di versi corti, in cui ogni cosa è eco, propagazione del ricordo, dell’attimo appena fuggito, del turbinio di emozioni da poco attraversato. L’amore è il tema principale, ma questo degrada verso la perdita, ed è lì che la lirica del poeta si rifocilla di termini forti, ma mai violenti.

Di Tonno è quindi testimone del divenire, dell’oltrepassamento. Lui resta nell’occhio del ciclone, in quel luogo in cui quasi nulla avviene, ma intorno al quale tutto si scombussola, viene sradicato, viene trasformato. La tregua quindi dura solo un attimo, giusto il tempo di un respiro a pieni polmoni, poi si va di nuovo nella mischia.

quante volte nei sogni/con una corda mi calavo/dalla finestra di casa che dà sul cortile/e, scavalcato il terrazzo enorme/del primo piano, raggiungevo il giardino./sciogliere l’incantesimo/sembrava essere una cosa umana,/si poteva avere fiducia,/e rotto l’inverno/nella mia vita/avrei potuto accogliere

In quest’ottica, il poeta romano è creatore di liriche pacate ma che traggono forza dall’irrequietezza del tutto. Detta così, potreste pensare che le sue parole siano addomesticate, ragionate, incastrate in una logica che si adatta al contesto. Invece sono autentiche, ancora macchiate del “prima” e mantenute intatte per il “dopo”.

Ma tutto questo processo di estrazione, Di Tonno non ce lo dice, bensì ce lo fa intuire, dipingendo per esempio “un mare senza rughe”, uno status che dura pochissimo, che si frappone tra un’onda e l’altra. È in quel lasso di tempo, in quello spazio angusto che “prima, durante e dopo” si manifestano compatti, uniti, raggomitolati.

E cosa c’entra l’amore in tutto questo? Be’, cosa c’è di più turbolento, nel bene e nel male, di due persone che cadono tra le braccia dell’unica forza divina di cui tutti gli uomini hanno fatto e continuano a fare esperienza?

sono i primi irragionevoli addebiti/a cacciarsi nel giovane petto:/che nulla possa più dirsi facile/e avvicinare l’allegria/sia l’avventura più bella/il prezzo da pagare, ora so,/non era riuscire/ma al contrario fallire

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