Come un bambino da spupazzare…

Come un bambino da spupazzare…

Articolo e foto di Angelo Maddalena

“Uno scrittore vero, non un…autore di narrativa di genere, sta a metà strada tra un profeta…e un matto”. Prendo in prestito queste parole di Piero Gelli citate da Fabio Troncarelli, all’inizio dell’articolo dal titolo Graham Greene attuale e incompreso (La Bottega del Barbieri, 28 agosto 2023). Poi continuo a leggere l’articolo, che mi rievoca, per la lucidità e la ferocia della sua critica nei confronti della letteratura spazzatura, due preziosi libretti di Gordiano Lupi dal titolo Nemici miei e Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura creativa, entrambi pubblicati da Stampa Alternativa circa venti anni fa.

A un certo punto c’è un fraseggio che mi tocca il cuore, in cui Troncarelli dice che molti lettori ignorano gli insegnamenti di uno come Gelli, “uno dei protagonisti dell’editoria italiana del ‘900”, così come ignorano, aggiungerei io, l’aforisma di Emile Cioran riportato nelle cartoline promozionali della casa editrice Stampa Alternativa: “Un libro deve frugare nelle ferite o crearne di nuove, un libro dev’essere pericoloso”. Però la frase che mi tocca il cuore più di altre è questa: “Secondo molti lettori, lo scrittore è un personaggio su cui sproloquiare e fare chiacchiere da cortile, un equivalente dell’orsetto – oggetto transizionale – con cui i bambini dormono, un pupazzo spelacchiato, adorato e maltrattato a piacere”.

Adesso voglio raccontare un sogno che ho fatto questa notte: ho sognato un certo Gello che mi perseguita bonariamente e affettuosamente, mi perseguita in quanto scrittore, e con lui altri dieci o quindici che hanno firmato un appello per “bloccare” me in quanto scrittore, e questi che mi perseguitano hanno condiviso con me (nel sogno o nella realtà?) un viaggio in un paese in guerra, dove mi hanno trattato da “pupazzo spelacchiato, da adorare o maltrattare a piacere”, e fino a qui ci siamo: la missione dell’artista, del poeta, è anche questa no? Lo dice anche Starobinskj nel libro Ritratto dell’artista da saltimbanco. Anzi, dice che il clown è una figura cristica, ma se è per questo lo dice anche Bobo Rondelli, in altri termini, anche in certe sue canzoni (si ascolti L’Angelo: “dannati essere uomini con l’Angelo dentro”).

E Bobo Rondelli non è cattolico, anzi, più comunista e anticlericale, però riconosce in alcuni suoi discorsi e canzoni il suo “retaggio cattolico”, non disprezzandolo, anzi. Invece, i compagni di viaggio nel paese in guerra sono cattolici e pregano sempre, anche durante il viaggio, un po’ come i boy scout, i pellegrini in gita verso un santuario della Madonna, gli amici di Domenico Savio, insomma ci siamo capiti: pregano mattina e sera, quasi ogni giorno prendono la messa, perché con loro viaggia un consacrato, e diciamola tutta: questo viaggio (sognato o reale?) è organizzato o comunque collegato a una “compagnia” religiosa, tant’è che qualcuno potrebbe chiedersi: la serietà e la credibilità di questa “compagnia” a che punto è?

Sono consapevoli, quelli della compagnia religiosa, di certe derive? Vorrei andare oltre l’elencazione di certe derive che ho condiviso, malgré moi, nel sogno reale o surreale. Basta dire che lo scrittore, trattato come pupazzo spelacchiato, ha dovuto faticare per potere esercitare il suo mestiere di scrittore; ci sono state scene divertenti, altre surreali, altre inquietanti. Ma bando ai dettagli, quello che mi premeva far notare è la deriva culturale, oltre che spirituale e politica, solo che il culturale poi diventa anche spirituale e politico, o no?

Per esempio, al momento lo “scrittore” continua a essere trattato da pupazzo dagli ex compagni di viaggio, anche se sono riusciti a ottenere, su basi per niente oggettive, di fargli cambiare alcune parole di un suo testo pubblicato. Ma non è tanto questo il punto, quanto la dimensione talmente surreale che il nostro scrittore (meglio mettersi in terza persona anche per distaccarsi un po’) durante e dopo quel viaggio diceva per scherzo: “i militari del paese in guerra mi hanno salvato dai compagni di viaggio” (com’è quel detto? “scherzando scherzando il monaco si confessava”), oppure “ho rischiato non di essere maltrattato dal regime del paese in guerra dove siamo stati, né dai “talebani”, che potrebbero esserci in quel paese, ma ho rischiato di essere sequestrato dai miei stessi compagni di viaggio, cattolici, ferventi nella preghiera quotidiana”, ed è successo davvero, e non solo a me ma a un’altra compagna che era anche malata e ho dovuto scavalcare per cercare aiuto. Ora però siamo oltre il surreale, nel senso che il sogno o realtà che sia…continua, cioè continua lo “spupazzamento”, e al di là di tutto, credo che sia questo l’aspetto più significativo ed emblematico di un’epoca: l’artista pataccaro è coccolato, finanziato ecc. ecc., quello vero è trattato da pupazzo da maltrattare, o meglio, anche quello finto è maltrattato e spupazzato, ma accetta passivamente tutto ciò affinché riceva i suoi premi fatui, come uno Strega-Sanremo, di cui parla Troncarelli.

Qualche barlume di luce però c’è, anche fra gli ex compagni di viaggio che continuano a vivere nella loro bolla. C’è qualcuno di loro che esce dalla bolla (anche dalla chat del gruppo a volte) e pronuncia parole simili: “Ci vorrebbe qualcuno bravo per aiutarci a uscire dalla bolla”. Lo scrittore ci prova e riprova a fare da “profeta” (che è anche a suo modo un terapeuta?) ma forse ci vuole uno psicologo? No, troppo banale, “forse un religioso della compagnia collegata all’organizzazione del viaggio”, ma non c’è l’autoformazione nelle linee guida di quella compagnia? Qui non c’è neanche informazione invece, figuratevi che molti di quelli che mi hanno perseguitato non hanno neanche letto o per lo meno letto attentamente il testo che hanno voluto far modificare. Una addirittura stava per firmare l’appello contro lo scrittore senza neanche leggerlo, perché “mi fido di voi”, cioè di una combriccola di “simpatiche canaglie” per i quali uno di loro invoca l’intervento di “uno bravo”?

Ecco, quella stessa che ha detto queste parole, ha annunciato allo scrittore che anche dopo le modifiche del testo concesse, alcuni del gruppo continuano a insultare e a stuzzicare lo scrittore (che è uscito da un pezzo dalla bolla chat di gruppo) al punto che lo scrittore ora ride e dice: ma allora è vero, loro vogliono un pupazzo spelacchiato da spupazzare, ma perché non ne comprano uno, costerebbe meno di un viaggio in un paese in guerra, ed eviterebbe tante derive “surreali”. Tra le derive ce n’è stata una che si può riassumere in questo ‘messaggio’: noi non vogliamo vedere nulla di questo paese e della sua realtà tragica e anche incoraggiante, e qui torna una proposta poco dispendiosa: “Ma perché non rimanevate a casa e non vi guardavate un documentario?”. E ancora qui una risposta di una di loro illuminante: “Io ho letto uno o due reportage di guerra in tutta la mia vita e non me me ricordo neanche uno!” (probabilmente è una condizione comune a molti partecipanti a questo viaggio).

Per non rimanere nel vago: lo scrittore ha tentato più volte di far uscire dalla bolla molti compagni di viaggio, anche per fare due passi fuori dal ristorante per vedere cosa c’era nei vicoli adiacenti, e ha spesso scoperto e fatto scoprire (ai pochi che sono usciti dalla bolla, ogni tanto) una quotidianità preziosa, agli occhi di chi viaggia in un paese straniero, e per lo più reduce di una guerra conclusa da pochi anni e con qualche sospensione. Lo struggimento per qualcosa di incomprensibile viene dall’aver visto una donna di trent’anni che dice di aver lavorato “con i migranti” in centri di accoglienza “anche nei balcani”. Ebbene, questa stessa donna, senza aver visto nulla se non case bombardate durante le passeggiate turistiche nel paese in guerra, senza essersi avvicinata quasi mai a bambini e adulti del posto, solo avendo visto qualche bambino coni piedi nudi per la strada, ha anche pianto per queste “visioni”, cioè si è commossa.

Sia chiaro, qualcuno che ha tentato di dare la sveglia c’è stato, oltre allo scrittore, ma debolmente, parlando in modo velato, e noi speriamo che questi barlumi possano diventare albe di vita eterna, o anche temporanea! Però lo scrittore vuole dedicare a quelli che si “commuovono ma non si muovono” (citazione di Bartolomeo Sorge) questa citazione di una giornalista e scrittrice che scrive durante e a volte sotto i bombardamenti: “e, più d’ogni altra cosa, non bisogna mai lasciarsi prendere dallo sconforto davanti ai corpi mutilati e alle case completamente distrutte; non devi mai dimenticare, neanche per un solo istante, che cedere significa complicare la vita di chi ti sta intorno” (Samar Yazbek, in: Passaggi in Siria, Sellerio editore Palermo).

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