La perla è la malattia della conchiglia. Intervista a Roberto Gramiccia
Intervista di Antonio Mari. Le foto delle opere sono state fornite dall’autore dell’articolo. In copertina: “Ospite inatteso”, opera di Pierluigi Isola
Una speciale mostra alla Kou Gallery di Rom celebra la forza della fragilità. Da un’idea di Roberto Gramiccia, medico e critico d’arte da sempre attento al tema dei “fragili ribelli”.
Dott. Gramiccia, partiamo dalla più ovvia delle curiosità. Da dove nasce l’idea di questa mostra? Si potrebbe definire un proseguimento ideale della sua lunga riflessione sulla fragilità
Certamente questa mostra è una tappa di una lunga riflessione, non solo teorica. Per esempio, l’ultima mostra che ho curato per l’Anpi l’ho pensata e realizzata per dare voce agli Artisti che hanno inteso protestare contro la guerra (la più grande causa di fragilità) e a favore del disarmo (La crociata dei bambini). La lente fornita da una teoria sulla fragilità che sia non consolatoria ma ambiziosa, profonda, multiforme e combattiva, consente di dare della realtà e della storia una diversa lettura che aspira ad aggiungere un piccolo contributo nel solco di una grande tradizione di studio e di lotta, davanti alla quale io mi inchino. L’idea nasce, più nel dettaglio, dalla metafora che proviene da un fenomeno naturalistico, di cui parleremo.
Arcangelo, Palmieri, Frare, Giovannoni, Isola, Scolamiero, Pulvirenti: artisti raffinati e in grado di fornire diverse chiavi di interpretazione. Come è stato confrontarsi con ognuno di loro?
È stata un’esperienza piacevole e arricchente. Del resto, la mia scelta è stata orientata non solo dalla stima che nutro nei confronti del loro lavoro, la cui qualità è riconosciuta ovunque, ma anche dalla consapevolezza della loro disponibilità ad affrontare tematiche non comuni e non scontate. Devo dire che confrontarmi con loro ha rafforzato la mia idea che quello della fragilità è ancora un universo (anche teorico) tutto da esplorare.
E la metafora della perla, da dove viene? C’è qualcosa di poetico e clinico al tempo stesso…
Sin dal titolo della mostra si evince che il capolavoro naturalistico della perla, della sua riconosciuta bellezza, deriva da un evento patologico. La conchiglia, analogamente agli altri esseri viventi, non è impermeabile rispetto a tutti gli eventi negativi. Per esempio, l’ingresso di corpi estranei o di parassiti al suo interno. La cosa sorprendente è che dalla difesa attiva da queste aggressioni deriva la perla. Della serie: uno stato di sofferenza può innescare reazioni individuali o collettive che rovesciano l’ordine naturale degli eventi, preparando rinascite individuali o collettive. Volete degli esempi? Bene: Leopardi e Gramsci erano malati e fragilissimi e sono diventati le vette, rispettivamente, poetiche e filosofiche, della storia degli ultimi secoli nel nostro paese. Altri esempi? La Rivoluzione francese e quella russa. Scusate se è poco.
Altre idee in cantiere sul fronte artistico?
Per natura sono un uomo inquieto (fragile quindi, come tutti, ma non rassegnato). Sempre alla ricerca di nuovi stimoli e fronti su cui impegnarmi. Sono, però, anche vagamente scaramantico e quindi preferisco non svelare per ora i contenuti di un grande progetto, su cui insieme ad altri, sto lavorando. Posso solo dire che sarà a tema con i contenuti emersi da questa intervista, di cui la ringrazio.
Chi è Roberto Gramiccia?
Roberto Gramiccia, medico, scrittore, critico d’arte, nasce a Roma nel 1951. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1976, si specializza in Medina interna e in Geriatria. Nel corso della sua carriera, si divide fra responsabilità e incarichi apicali nell’ambito del Servizio sanitario pubblico e un’attività curatoriale, letteraria e giornalistica, inerente temi artistici, politici e umanistici in senso lato. Matura una particolare esperienza nell’ambito delle problematiche relative all’universo della fragilità. Quest’esperienza nutre le sue riflessioni sul rapporto esistente fra sofferenza umana, creatività e lotta per l’emancipazione sociale. Esse sono alla base di una sua originale teoria della fragilità. Quest’ultima prende forma compiuta in un libro dal titolo, Elogio della fragilità (2016), presupposto e fondamento di un Manifesto della fragilità cui aderiscono numerose ed eminenti personalità dell’arte, della politica e delle professioni.
Scrive Mario Monicelli nella prefazione al suo Fragili Eroi (Derive Approdi) a proposito delle qualità del libro: “La seconda (…) è quella più importante. Coincide con un punto di vista che condivido (…). E cioè: nella vita la fragilità e la forza, la paura e il coraggio, l’angoscia della morte e la vitalità sono sempre mischiati. Anzi, spesso da una fragilità nasce una forza inaspettata.”. E Margherita Hack a proposito del suo La strage degli innocenti (Ediesse): “Penso che questo libro sia molto importante per far conoscere i problemi – e le possibili soluzioni ad essi – in una società che proprio grazie ai progressi della medicina invecchia sempre di più ma diventa anche più vulnerabile”.
Ha curato numerosissimi e importanti eventi espositivi. Ha pubblicato molti libri e testi in catalogo. Ha collaborato con numerose riviste, fra cui: Stile e Arte, l’Ernesto, Artribune, Segnonline. A partire dal 2000, per oltre dieci anni ha scritto regolarmente di arte e medicina su Liberazione.