Colonia Basilicata. “Il petrolio e le cronache di un ambientalista pericoloso”. Viaggio nel libro di Giorgio Santoriello
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Colonia Basilicata. Cronache di un ambientalista pericoloso” di Giorgio Santoriello, Pubblicazione autonoma
La Basilicata e il petrolio: una storia che a leggerla fa incazzare, a scriverne invece sono in pochi e anche con gravi ripercussioni. Giorgio Santoriello, classe 1983, ne sa qualcosa e lo spiega benissimo nel suo libro “Colonia Basilicata. Cronache di un ambientalista pericoloso”. Lui che ha anche fondato la Onlus Cova Contro, ne ha viste di cotte e di crude, come tutti coloro che non ci stanno proprio ad accettare che la propria terra sia presa a calci in culo.
Il problema è che, come tutte le regioni del Sud che si rispettino, la povertà dei mezzi e la famelica necessità di procacciarsi la stabilità economica sono tali che ciascuno, quando l’occasione è apparentemente ghiotta, si stacca dalla comunità, diventa individuo e lotta solo per sé.
Questo cittadino-automa fa soldi, o quanto meno viene assunto con un regolare contratto; crede di poter vivere sereno, ricevendo il suo bonifico mensile; può progettare l’acquisto di una casa, di una macchina a chilometro zero; può sposarsi, può mettere su famiglia, può anche avere amanti; insomma, può vivere come i personaggi delle soap opera, o come gli amici che d’estate scendono dall’opulento ed emancipato nord.
Con il petrolio, poi, la Basilicata è diventata grassa com’era Samarcanda. Le royalties hanno iniziato a fare più ricchi i bilanci comunali, le chiese anche hanno avuto sovvenzioni e contributi; tante cose si sono aggiustate. Logicamente, non per tutti, ma per i pochi che contano e che conteranno sempre. Ed ecco la storia del Sud, anche oggi, nel XXI secolo. È una questione antica che non è cambiata di una virgola. Da qui scaturiscono omertà e omissioni che foraggiano quel sistema di potere, ineluttabile, che fa ciò che vuole. La Basilicata svenduta all’Eni e ad altre società petrolifere è cosa nota, ma come sempre se ne parla ogni tanto.
Santoriello infila in questo volume foto, nomi, fatti, documenti, episodi di corruzione, dati che nessuno ha voluto prendere in considerazione. Il disastro si muove sottoterra, finisce nelle falde acquifere e nei terreni. L’apocalisse, invece, intesa come giorno del giudizio, non arriverà né per decreto, né per sentenza emanata da un tribunale, né per volontà degli uomini.
L’inquinamento non è una cosa da poco, qui viene documentato soprattutto questo fenomeno. A pagare maggiormente saranno le future generazioni che, come in altre parti del Sud, malediranno i padri. Ma ai padri e alle madri meridionali, per cui i figli sono pezzi di cuore, piace il silenzio che è pur sempre un’ingegnosa forma di infanticidio.
Santoriello parla anche di alcuni suicidi eccellenti, guarda caso di persone che volevano vederci chiaro; descrive i tanti metodi usati per depistare le sue e le altrui parole; racconta di come le istituzioni, la politica e una certa magistratura abbiano sorvolato su tante sviste. Insomma, è un libro interessante quello di Santoriello che, certamente, avrebbe bisogno di essere discusso per giorni.
Prima di tutto andrebbe letto; poi, visto che per alcuni è l’opera di un esaltato, andrebbe controbattuto con gli stessi dati e con le stesse ricerche sul campo. Fatto sta che questo passaggio di verifica non è mai stato fatto. Come mai? Anche lasciare in piena libertà un personaggio come il Santoriello è comodo per qualcuno? Sono domande che è bene porre, visto che dell’ironia ce n’è sempre bisogno.
Sia ben chiaro, qui non è stata imbastita una crociata contro il petrolio, ma c’è un discorso ampio che si muove secondo tre linee direttrici: una popolazione omertosa che accetta tutto; l’ambiente che viene devastato in nome dell’interesse economico; il mancato rispetto della vita. Quindi, cosa si chiede a questi azzannatori di risorse? Tra le tante cose: il rispetto delle regole, l’investimento in sicurezza e tutela dei luoghi, fare luce sui presunti disastri.
Insomma, Santoriello chiede l’impossibile. Fatto sta che tra queste pagine c’è un’altra storia del Sud, non solo d’Italia, ma del Mondo. D’altronde, è successo così nelle poche fabbriche della Calabria, in quelle campane ormai dismesse. Dirà qualcuno che è successo ovunque; ed è vero, anzi, in alcune regioni il fenomeno di distruzione non si è mai arrestato. Il problema è che tutto è così palese, chiaro, lampante, che si vorrebbe capire cosa spinge una popolazione ad accettare tanto.
Purtroppo, non credo che sia solo la disperazione…