Mare fuori. Speranza, riscatto o solo fiction?

Mare fuori. Speranza, riscatto o solo fiction?

Articolo di Letizia Falzone. In copertina: “Veduta aerea di Napoli” di Carlos Delgado, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

“Appicc n’ata sigarett…”. Bastano poche note iniziali per emozionarsi. Se sei costretto a restare chiuso in una cella e l’unica finestra verso il mondo che hai si affaccia sul mare di Napoli, la pena è doppia. Lo diventa ancora di più se sei un adolescente e quel mare rappresenta una libertà che si è già messa a rischio.

Mare fuori è senza ombra di dubbio la serie del momento.

È ambientata a Napoli all’interno dell’Istituto di Pena Minorile (IPM) situato di fronte al mare, dove sono rinchiusi una settantina di ragazzi con storie completamente diverse ma accomunati tutti dall’aver commesso un crimine; chi per volontà sua o della famiglia, chi costretto dalle circostanze, chi per aver “scherzato” un po’ troppo e chi per sentirsi forte e potente. Tutti vivono all’interno di una cella che “uccide” le loro speranze ma al tempo stesso li aiuta a crescere, maturare e comprendere che c’è sempre la possibilità di una seconda scelta. La struttura in cui è ambientata la storia si ispira al Nisida, il carcere destinato alla detenzione e alla rieducazione dei detenuti minorenni che sorge nel capoluogo campano.

I punti di forza di Mare fuori sono i personaggi: ognuno di loro, dal più centrale al più marginale, viene raccontato in tutte le sue sfumature. Ognuno a suo tempo viene presentato da lunghi flashback che spezzano la narrazione delle vicende all’interno dell’Ipm e che mostrano al pubblico le motivazioni che hanno portato a determinate scelte e all’arresto dei personaggi.

Mare Fuori, ideata da Cristina Farina, andò in onda a partire dal 2020 e fu soggetta a molte critiche in quanto veniva considerata una versione “rivisitata” di “Gomorra”. A dir la verità penso che la serie abbia qualcosa in più poiché, oltre che a trattare argomenti differenti e in modo diverso, riesce a ricordare a tutti gli adolescenti in procinto di entrare nella fase adulta della vita che è sempre possibile scegliere tra il bene e il male.

La serie punta molto sull’approfondimento psicologico e sulle motivazioni per cui i ragazzi hanno commesso certi sbagli. Emerge così il ritratto di una generazione perduta, segnata dal contesto culturale in cui è cresciuta o dal singolo sfortunato episodio che condizionerà per sempre le loro vite. L’efficacia del racconto, infatti, non sta nel giustificare questi giovani, piuttosto nel messaggio che si può finire nel baratro di un penitenziario per una casualità ma anche per scelta.

“Hai preso una decisione e devi assumertene le conseguenze”, ripete più volte la direttrice del carcere Paola Vinci, interpretata da Carolina Crescentini. Mare Fuori indaga l’adolescenza come nessun altro prodotto televisivo ha fatto, mostrandoci le paure, le fragilità e l’umanità che si nasconde dietro alla rabbia di ragazzi cresciuti troppo in fretta. Il risultato è un racconto corale, che emoziona e commuove.

Quel mare che dà il titolo alla serie rappresenta quella speranza di riscatto che tutti cercano. Ma non pensate che si parli solo di camorra, omicidi e vendette familiari; perché all’interno dell’istituto, oltre ai criminali, entrano anche molti problemi di cuore! Difficile, quasi impossibile, non empatizzare e non riconoscersi, se non nelle azioni, almeno nelle preoccupazioni e nei sentimenti dei protagonisti di Mare fuori. Ogni storia mostra come è semplice venire coinvolti in fatti che sono più grandi di noi.

Ma come dice la sigla finale “Domani, nun è tropp tard si m’aspiett for”.

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