Tutto il resto è letteratura: Curci e la contraddizione della realtà

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Tutto il resto è letteratura” di Vittorino Curci, Musicaos editore, 2024
Se la parola è tutto ciò che ci permette di dialogare o di estrapolare dalla quotidianità quello che ci serve per dare un senso, allora Vittorino Curci ha fatto un lavoro di raffinatura, attraverso cui la grezza sostanza dell’esperienza viene plasmata e cesellata. Il risultato, nel caso di questa raccolta di poesie, è composto di versi taglienti che si incastrano in una architettura che tenta di non collassare, di resistere alle pressioni esterne del caos e della sragione.
Ecco come il poeta Curci decide di attraversare la quotidianità: assistendo alla lotta tra le contraddizioni, a un continuo dialogo tra forme distanti che trovano sintesi in accostamenti di senso. Tutto il resto è letteratura, quindi, è una frase sussurrata che suona come un’autocritica che l’artista si infligge. La domanda che viene posta è la seguente: la “nuda vita”, in quanto dato privo di significato e di senso, chi potrà mai descriverla? Tutto potrebbe apparire come una sequenza di fatti messi su una mensola come si fa con le bomboniere.
l’autocombustione delle erbe secche/e le frasi lasciate a mezzo quando la bravura/va a male e il lume della solitudine/è miserevole virtù dei giovani/sei tu o sono io, che importa?/le luci della stazione non sono più vincolate/allo sguardo che piega l’orizzonte/le cose che non ricordo non sono mai esistite
Letteratura è quindi il tentativo di esistere; il cammino incessante dell’uomo come appartenente a una specie testarda o in veste di individuo spaesato. Letteratura è la sovrastruttura sociale e la burocrazia, la proprietà privata e gli affari morali ed etici, tutte le consuetudini che costellano il cielo della coscienza.
Curci sa che ogni cosa è frutto dell’immaginazione e che questa ha imposto la sua dittatura dal momento in cui l’uomo ha avuto bisogno di imporre una certa coerenza tra gli accadimenti. Perciò, l’ordine non è altro che transitorio, pertanto caduco e banalmente integrato con artifizi di comodo. Insomma, la letteratura è come la verità di cui parla Nietzsche: una metafora con cui il mondo viene governato.
Ma letteratura è anche la volontà dell’uomo, che può solo restare un’opera di fantasia, frutto di una sublimazione costante. Il resto rimane ai margini, come qualcosa da scoprire, anche se tutti ne farebbero volentieri a meno.
su infiorescenze tardive ossa sbiancate/cavalli in salita fugge da se stesso/con una gamba rotta il dopo che era facile/così dicevano tutti dicevano al montare/dell’onda sotto la polvere di graffite si fa/più veloce il picchetto dei muri sui muri/tra non molto non resterà più niente