La matta. Un racconto di Antonella Perrotta

Un mucchio di collane colorate. Una, due, tre, dieci, una sull’altra che, a vederle, ti chiedevi come non le cascasse il collo. Vesti leggere e svolazzanti, pure d’inverno e anche quando il termometro si avvicinava allo zero.

Questi, i suoi vestiti di scena.
Un muretto, un marciapiede, una panchina, uno scalino, il suo palco.

Vinnirèdda la chiamavano tutti. Non so se fosse una declinazione del suo vero nome, Venere, magari, anche se, di Venere, certamente lei aveva poco. Due baffi asburgici, indicatori di un forte squilibrio ormonale, una stazza alla Botero, un’età di mezzo, né troppo in là, né troppo in qua.

“Canta Maledetta primavera, Vinnire’!” le dicevano e lei cominciava a cantare a squarciagola.
“Canta Sarà perché ti amo!” e lei si illuminava in viso, ché i Ricchi e Poveri le piacevano assai.

Qualcuno, crudelmente, le chiedeva di cantare qualcosa dei Queen o una ballata dei Simon & Garfunkel e, allora, lei si incazzava e cominciava a gridare oscenità. Forse, lo capiva, di essere presa in giro. Forse, quelle richieste la facevano sentire un jukebox fallito ché lei, le canzoni di quelli là, mica le sapeva.

Era un personaggio, Vinnirèdda. Uno di quelli che colorano l’ambiente, proprio come le collane e gli abiti svolazzanti coloravano lei.

Ma era anche qualcosa, non qualcuno, cui riversare le personali bassezze e frustrazioni: un capro espiatorio, una sagoma da tiro, di quelli che in un paese, grande o piccolo che sia, fanno sempre comodo per riuscire a sentirsi più forti e più in gamba. Con chi sfogarsi, con chi prendersela, se non con una matta inoffensiva come Vinnerèdda?

Una pietra, una soltanto, dritta in fronte, bastò a farla tacere per sempre.
Stava cantando Cos’è la vita, ooh! Cos’è l’amore, ooh! di Nada.

Probabilmente, non era nelle intenzioni ucciderla. Divertimento, nient’altro che questo, come tirare una pietra nell’acqua di mare per vedere l’effetto che fa. “Tiriamole le pietre! Tanto è matta! Così inizia a gridare oscenità!”: deve essere andata così. E lei non gridò e non cantò più.

Qualcuno le pagò i funerali, ma lo fece soltanto per guadagnarsi qualche punto valevole in Purgatorio, ché al Purgatorio funziona come al supermercato: più punti, più sconti.

Qualcuno la pianse.
Nessuno si scordò mai di lei.
Ma nessuno le rese giustizia.

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