Mai stati così felici. Claire Lombardo e “la vita al contrario”

Mai stati così felici. Claire Lombardo e “la vita al contrario”

Recensione di Letizia Falzone. In copertina: “Mai stato così felici” di Claire Lombardo, Bompiani, 2024

L’imponente albero di ginko biloba sorveglia da più di cinquanta anni la vita della famiglia Sorenson nel giardino della loro casa di Chicago. Tra le radici di quella pianta, una coppia di lungo corso, quella costituita da David, medico di famiglia, uomo paziente e affettuoso, e Marilyn, un tempo studentessa di letteratura e poi soltanto madre, impiegata in tarda età nella gestione di un negozio di ferramenta. Profondamente innamorati, ancora attratti l’uno dall’altra dopo quarant’anni di matrimonio, nella grande casa a Fair Oaks hanno cresciuto quattro figlie femmine: Wendy, coraggiosa, ribelle, sfacciata e ora profondamente infelice. Rimasta vedova troppo presto, affoga i suoi dispiaceri nell’alcool e in storielle occasionali. Violet, seria e compassata, maniaca del controllo e devota alla nuova famiglia costruita con Matt e i due bimbi ancora piccoli, Wyatt ed Eli; la terzogenita, Liza, donna di successo, che si destreggia tra un lavoro soddisfacente e un uomo che ha amato ma che non riconosce più; infine Grace, la piccola di casa, che anche da adulta fatica a farsi prendere sul serio dalle sorelle, di molto più grandi, e dai genitori. Si sente un completo fallimento e non fa che mentire ai genitori e alle sorelle.

Intorno a questi personaggi Claire Lombardo articola un’ampia e turbinosa narrazione. Tra gioie, dolori, litigi e incomprensioni, ci addentriamo nelle vite dei Sorenson, percorrendo quarant’anni della loro speciale e incasinata storia. Sarà però l’inaspettato arrivo di Jonah a riportare a galla molte verità nascoste e a minacciare di incrinare l’equilibrio e la felicità della famiglia.

Il ginko, le cui foglie sono raffigurate non a caso sulla copertina, è un nume tutelare della famiglia, che osserva lo scorrere del tempo, segnato dal ricorrere immutabile ed eterno delle stagioni, nonché criterio di macro-partizione del romanzo, sia a livello di semplice ambientazione dei fatti che come elemento strutturale più profondo. La primavera è la fase del cambiamento, delle novità, nel presente in cui la vita delle ragazze si disgrega e si ricompone, così come nel passato, in cui due giovani pieni di speranze, una studentessa e un futuro medico, si incontrano per caso all’università e decidono di unire le proprie sorti.

L’estate è il momento in cui i nodi vengono al pettine, in cui si affrontano i conti in sospeso; il momento in cui si capisce che dietro alla perfezione apparente esistono nodi insoluti, segreti non rivelati, attimi di grandi difficoltà nascosti nel passato e pronti a sbocciare, a ripercuotersi sul presente. L’autunno è la stagione della malinconia, del disfacimento, della crisi, ma anche delle mille sfumature di colore, del dettaglio che deve essere colto per riscoprire la bellezza, la forza del mondo. Infine l’inverno, il periodo tradizionalmente associato alla fine, ma anche quello in cui si pongono le basi per un nuovo inizio.

Individuare un protagonista è impossibile, ogni membro della famiglia Sorenson lo è, quindi il romanzo contiene molteplici storie tutte allo stesso modo complesse e intrecciate tra loro. David e Marilyn sono sicuramente le figure intorno a cui ruotano tutti i personaggi e tutte le storie, la coppia perfetta che riesce ad amarsi dall’inizio alla fine rappresentando per le figlie ma anche per noi che leggiamo, la perfezione a cui tendere, l’esempio di come una moglie e un marito tra un errore e l’altro, costruiscono un legame solido fatto di rispetto, passione, comprensione, complicità.

Ma vien da chiedersi … da due persone così felici dovrebbero nascere figlie altrettanto felici? Resilienti, amorevoli l’una con l’altra e con i propri genitori, inclini alla sincerità? No, a volte due genitori troppo felici non fanno una famiglia felice. Nel caso della famiglia Sorenson non è stato così e nell’imperfezione delle dinamiche familiari Claire Lombardo ha creato dei personaggi il cui carattere viene approfondito magistralmente.

Le ragazze sono pianeti che, pur seguendo orbite differenti, ruotano intorno a un unico centro gravitazionale, la casa di famiglia, a cui continuamente fanno ritorno. Tutte mentono, prigioniere di vite che sono perfette solo sulla facciata e di cui cercano invano di nascondere le crepe profonde, forse insanabili. I genitori, per la prima volta, si rendono conto di non conoscerle davvero, iniziano a sospettare di essere stati troppo presi dalla loro coppia per rendersi conto delle loro derive.

Nel lessico famigliare dei Sorenson, “Mai stati così felici” è espressione antifrastica, usata nei momenti di malessere per ricordarsi di qualcosa di più potente, più grande e più bello, di un amore in grado di valicare ogni difficoltà, che dopo averli allontanati li riporta vicini l’uno all’altro.

Molti sono i temi che emergono dalla trama, il più presente è forse quello della maternità, esplorata da diverse prospettive: sofferta, cercata, mancata, rinnegata, appresa. Tutte le donne Sorenson devono farci i conti. Motore degli eventi, in qualche modo, è Jonah, l’elemento incongruo. Dato in adozione alla sua nascita da una giovanissima Violet, intorno a lui si coagulano i peggiori segreti di famiglia, ma anche la possibilità di una loro risoluzione, di una pacificazione da ricercare. La sua storia, come quella di tutti gli altri personaggi, viene indagata nel profondo, con una grande attenzione al dettaglio e all’analisi psicologica.

“Mai stati così felici” è una saga familiare che appassiona e coinvolge, tant’è che a un certo punto pensi quasi di essere la quinta sorella Sorenson. Narra la bellezza e la complessità dei rapporti familiari, invita a riflettere sulle conseguenze delle proprie scelte e sorprende con alcuni colpi di scena. Trovo che il titolo sia molto azzeccato e probabilmente anche provocatorio.

Claire Lombardo, di sicuro voleva dirci che una vera famiglia non può essere perfetta, che la cattiveria non è estranea ai rapporti familiari e d’amore, ciò che conta è avere la capacità di arrabbiarsi e passare oltre.

 

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