Dentro lo stesso sogno. Conversazioni con Antonio Moresco e Mircea Cărtărescu

Dentro lo stesso sogno. Conversazioni con Antonio Moresco e Mircea Cărtărescu

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Dentro lo stesso sogno. Conversazioni” di Antonio Moresco e Mircea Cărtărescu, curatore Salvatore Toscano, Wojtek, 2024

Forse di questo libro non dovrei scrivere perché sono di parte. Per me, Antonio Moresco e Mircea Cărtărescu, così come Thomas Pynchon, Thomas Bernhard e Roberto Bolaño, rappresentano il metro di giudizio con cui “misuro” e valuto tutte le cose che leggo. In poche parole, vi sto dicendo che non sarò obiettivo. Potrei chiudere questa riflessione così: “Fate vostro questo libro, divoratelo, assimilatelo e consigliatelo; dopodiché, chiudetevi in casa e leggete quanti più romanzi potete di questi due autori”.

Andiamo tra i due sognatori

Salvatore Toscano sviluppa questa intervista in due momenti, la prima parte si svolge vis-a-vis, durante la partecipazione di Antonio Moresco e Mircea Cărtărescu all’edizione 2023 del Flip, il Festival della letteratura di Pomigliano D’Arco, nel napoletano; la seconda invece nei mesi successivi e possiamo dire “da remoto”.

Le domande poste sono forti, perché non solo toccano temi generali, ma anche aspetti intimi; e lasciatemi dire che solo due autori così lontani da possibili e presunte “autocensure” avrebbero potuto rispondere con tale schiettezza. Infatti, il contenuto delle loro repliche non mi ha sorpreso, perché conferma ciò che traspare dalle loro opere, dal loro modo di intendere la letteratura, dalla loro mania di creare libri enciclopedici ai quali ci si può avvicinare solo se supportati dalla curiosità e dalla voglia di stupirsi.

Non mi ha sorpreso apprendere che entrambi siano lettori onnivori; che vivano la scrittura come “necessità” al di là del tempo e dello spazio; che loro abbiano ammesso che non avrebbero potuto fare altro nella vita; che la peggiore delle colpe di molti editori, oggi, è non osare, perché tutti sono troppo legati agli indici di gradimento di un pubblico liberamente telecomandato.

Non mi ha stupito prendere atto che entrambi abbiano pensato più a leggere che a scrivere, o che abbiano impiegato il loro “tempo libero” a studiare e a fare esperienza, piuttosto che inseguire la fama e il successo; d’altronde, sanno che tutto finirà, anche le loro opere, prima o poi, nei secoli dei secoli, spariranno sotto le sabbie del tempo.

Non mi ha meravigliato neanche la loro umiltà, attraverso la quale hanno fatto intendere che “oggi come ieri, le cose sono uguali. Ci sarà sempre chi dirà che questo è il momento peggiore per l’arte, per la letteratura e per il mondo intero”. Antonio Moresco e Mircea Cărtărescu sono consapevoli del fatto che, come loro, ci sono tanti scrittori che studiano, si impegnano, che vivono sull’estremo limite che separa “le tante realtà del nostro universo”, e che mai arriveranno al dunque. Ammettono persino di essere stati fortunati, di essere state le persone giuste nel momento opportuno, senza dimenticare però che si sono guadagnati tutto sul campo, facendo tesoro delle gioie e dei dolori.

La letteratura non salva, ma è necessaria

Entrambi hanno trascorsi personali forti da cui traggono ispirazione. Ed è questo mettersi a nudo, coprendosi giusto un po’ per non concentrare troppo l’attenzione su di loro, ma sulle loro parole, che appaiono autentici, unici e allo stesso tempo alla portata di tutti.

Insomma, come finire questo articolo? Be’ dico che provo un po’ di invidia per Salvatore Toscano, vista la possibilità che ha avuto, e che faccio i miei complimenti ai ragazzi di Wojtek per aver pubblicato un libro così significativo, che consiglio di leggere a tutti coloro che intendono la letteratura come un percorso di crescita anarchico; tenendo conto che né i libri né la cultura salveranno il mondo; piuttosto, solo ammettendo che poco conosciamo, che troppo presumiamo e che maldestramente proviamo a dirigere tutto a nostro piacimento, potremo in qualche modo vivere un po’ più sereni.

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