Controtempo. Emanuela Guarnieri e “ciò che manca”
Recensione Martino Ciano. In copertina: “Controtempo” di Emanuela Guarnieri, Wojtek edizioni, 2024
“Controtempo” si presenta così al lettore: frammenti che seguono un ritmo ora lento ora sostenuto, in alcuni momenti frenetico; ciò rende tutto un pendolo che oscilla tra ansia e apatia. È un romanzo breve in cui le assenze risuonano più di ciò che è presente e in cui ogni elemento cerca un nuovo nome attraverso cui identificarsi.
Tra tempo esterno e interno, tra sostanza reale e onirica, si corre lungo pagine spaesate, nelle quali Alfredo, il protagonista, si fa ricercatore di ciò che sente ormai mancante, ossia un battito del suo cuore, un progressivo dimezzamento del suo corpo.
Logicamente, è solo la sensazione di un personaggio che si è risvegliato dal coma in cui era piombato a seguito di un incidente. Il suo ritorno alla realtà sembra solo apparente, perché davanti a lui le cose non solo mutano, ma perdono pezzi lungo il tragitto. Si sente posseduto da uno spirito inquieto che spesso lo getta in una contemplazione persecutrice, che rende monca anche la memoria.
Il protagonista è quindi immerso in un divenire zoppo, capace di confondergli i sensi. Ma che sia questa una cura che potrebbe riportarlo lungo la strada del rinnovamento?
Sembra andare in questo senso il romanzo di Emanuela Guarnieri, che con brevi capitoli, i quali appaiono come appunti di un diario scritti da un demiurgo a riposo che, dopo aver concluso la sua opera, osserva solo cosa le accade, veniamo catapultati in un mondo che la parola addestra.
La percezione di Alfredo è come sconvolta; lui attraversa lo spazio e nonostante gli sforzi per fare parte della realtà, egli cede a ciò che gli sembra perduto. Ci sono il prima e il dopo, la caduta e la rinascita, ma ci sono anche le irrecuperabili cose di prima che si scontrano con mancanze nuove. Infatti, quel cuore che sembra aver perso un battito e che quindi non riesce più ad accordarsi al mondo, al suo incedere e alle vibrazioni delle emozioni, sente la necessità di essere rieducato.
Alfredo nota che la realtà corre più di lui e questa sensazione di sentirsi sempre un passo indietro non anticipa le cose, semplicemente gliele cela ancora di più. Il libro di Guarnieri, con il suo piglio sperimentale, si fa collocare in una metafora ben più ampia, quella del senso del tempo e di come esso abbia valore solo quando ci lasciamo penetrare, assaporando ogni secondo come se fosse una molecola di eternità e non solo come isolato attimo del “qui ora”.
Andare controtempo può essere considerata una finezza, ma richiede uno sforzo terribile che sa di capriccio; a patto che le mancanze di prima non diventino opportunità di un oggi che ci renda sostanza del tempo.