Ciglia. Giuseppe Albanese e il futuro inquietante
Recensione di Gianni Vittorio
Con il suo recente libro, Ciglia, Giuseppe Albanese descrive scenari futuribili, delineando personaggi stralunati e alienati, che attraversano una società fuori dal tempo di difficile collocazione. I racconti di questa breve raccolta descrivono un mondo distopico (un po’ simile a quelli rappresentati in Black Mirror), caratterizzato da una serie di regole che puntualmente verranno trasgredite dai protagonisti di queste storie. Storie di anarchici che sbarcano il lunario facendo i camerieri, vivendo dentro una spelonca abitata da insetti e da una lucertola, unica amica alla quale confidare le proprie emozioni. Questo è il caso del racconto Insetti.
In Strategie un biologo ha il compito di selezionare la specie umana, eliminando gli esseri umani affetti da patologie o fragili, secondo i dettami stabiliti dal progetto governativo (attraverso il programma Eutanasia Aktion t4). Scenari inquietanti che rimandano al Grande Fratello orwelliano, se non alle dittature che hanno devastato il secolo scorso. Attraverso un linguaggio che utilizza il codice del fumetto, l’autore ci fa entrare all’interno del suo mondo fatto di personaggi surreali, freak, demoniaci. Ma tra loro ci sono anche rockstar alla ricerca di una propria identità, come apprendiamo dal racconto Halloween hard boiled.
Con la sua scrittura visionaria e dinamica, Albanese riesce a creare un decalogo di vizi di cui è affetta la nostra società, e punta il dito su quello che possiamo definire il nuovo male: la dipendenza dalla tecnologia, ponendo degli interrogativi per i quali il lettore è invitato a trovare delle risposte.