Come cambiare la tua mente. Michael Pollan e i profeti dell’Lsd
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Come cambiare la tua mente” di Michael Pollan, Adelphi
È difficile parlare di questo libro, perché si rischierebbe di cadere in una serie di banalità. Pollan firma un saggio che di sicuro mette in crisi convinzioni e tanti pregiudizi. L’autore ci porta nel mondo degli allucinogeni, ne narra la storia, gli usi, gli abusi e poi arriva anche a raccontare la sua personale esperienza con l’acido lisergico, la psilocibina e il veleno del rospo.
Cosa scopre? Che le porte della percezione si spalancano, che il senso del mondo cambia, che il velo si squarcia e che si viene a contatto con un nuovo piano della realtà. Già Huxley aveva sperimentato tutto questo, così come molti “consumatori” che tra gli anni Sessanta e Settanta hanno seguito come modello di vita quella “controcultura” fatta di amore, pace e tanti altri simboli raccontati in modi diversi.
Ma non è questo il punto. Nella sua lunga ricerca, Pollan ha intervistato anche molti scienziati che hanno rispolverato, da qualche decennio, le ricerche che vennero portate avanti negli anni Cinquanta da scienziati che videro negli psichedelici molecole utili per curare depressioni, malattie psichiatriche e dipendenze. Infatti, fino a metà degli anni Sessanta queste sostanze non erano considerate pericolose, anzi. Furono messe al bando quando diventarono di largo consumo, con scopi “ricreativi”, e da quando molti giovani preferirono “non impugnare le armi, ma vivere nella costante ricerca di nuove esperienze”.
Questa almeno era la situazione negli Stati Uniti d’America. Ma ciò che sorprende Pollan è il fatto che, anche quando queste sostanze furono considerate illegali, molti scienziati decisero di continuare, in segreto, con le ricerche. Lo fecero in autonomia. Perché? Chi ha provato queste sostanze racconta di un’esperienza mistica, che inizia con la perdita del proprio ego e la conseguente dilatazione della coscienza, gettando l’assuntore in una sorta di viaggio che abbraccia la totalità. Questa diversa percezione delle cose però pone più di una domanda, in particolar modo, quanto si è vissuto è reale o è un’allucinazione provocata dall’alterazione dei sensi? Poco importa, la certezza è che questa esperienza cambia intimamente, perché si viene a contatto con una nuova dimensione. Altro aspetto, descrivere ciò che si vive è quasi impossibile, perché mancano parole adeguate.
Nella sua lunga disamina, Pollan costruisce l’immagine di una scienza che non è più studio oggettivo della natura e dell’uomo, ma che impone anche una rilettura del concetto di coscienza, di religiosità e di esperienza mistica. La scienza ha quasi terrore di ciò che non può spiegare secondo i suoi metodi, soprattutto quando ha a che fare con la dimensione dell’intuizione e dello spirito. Non a caso, l’autore dedica un’intera sezione alle scoperte in materia da parte delle neuroscienze.
Cosa succede al cervello quando si assumono sostanze psichedeliche? Da quanto visto, queste molecole metterebbero in sonno il Dmn (Default mode network), quella parte del cervello responsabile dei nostri sguardi sul passato, delle nostre aspettative per il futuro, del nostro continuo rimuginare, dei nostri schemi di pensiero, di tutto ciò che dà sostanza al nostro ego. Ma il costante esercizio del pensare, progettare, illudersi, crea dei percorsi mentali nei quali si rimane facilmente ingabbiati, con tanto di ripiegamento dell’ego su sé stesso. Proprio questo ripiegamento è alla base del processo che ci trascina nelle paranoie, nelle depressioni, nelle ansie e in tutto ciò che ormai l’umanità ben conosce. Certamente, il discorso è molto più complesso, ma sono proprio queste le pagine più affascinanti. Gli studi sul Dmn stanno mostrando nuovi e meravigliosi orizzonti. Gli “acidi”, quindi, metterebbero in sonno questo sistema, facendo immergere l’assuntore nella totalità, quella totalità dalla quale si ritorna arricchiti come se si fosse venuti a contatto con Dio. Con gli psichedelici, aree anche distanti tra loro si connettono tra loro, innescando così stimoli percettivi completamente nuovi e totalizzanti.
Pollan sa bene di toccare un tasto dolente, nell’immaginario collettivo queste sono droghe pericolose. Ma anche su questo bisogna soffermarsi e guardare agli studi che si stanno portando avanti. Altra importante puntualizzazione, nel libro non c’è nessun invito ad assumere queste sostanze, anzi vale la raccomandazione non provateci a casa, anche perché lo stesso autore ha assunto queste sostanze sotto la supervisione dei medici. Ciò che il giornalista statunitense porta a galla è però una storia sommersa. Certamente, tutto ciò avrà bisogno dei suoi tempi, ma non è una novità che alcuni studi stiano facendo cadere molti “tabù” e che farmaci con ben altre sostanze considerate “legali”, siano tutt’altro che risolutivi per le malattie psichiatriche.
In ultimo, questo libro non è uno studio medico, ma una ricerca sul campo con tanto di sperimentazione su “sé stessi”, che affronta temi scottanti e di un certo rilievo. Bisogna mettere da parte molti pregiudizi e leggere con estrema attenzione. In quest’opera non si invita a osannare tali sostanze, ma a prendere atto che c’è anche un’altra faccia della medaglia. In poche parole, fatevi un regalo e leggete questo affascinante viaggio negli psichedelici e in una totalità che è lì, con noi, ma che ci rifiutiamo di vedere.