Sono apparso a Leibniz nel migliore dei mondi possibili
Articolo di Martino Ciano dedicato a un mondo possibile. In copertina: Gottfried Wilhelm von Leibniz, foto di Wikipedia
Il tempo è denso; al buio è come il cemento. Seduto, sulla soglia di un rudere, mi schianto contro l’eternità cercando un possibile mondo.
Il vento scuote la chioma del castagno, alza la polvere dalle aiuole del cortile, inghiotte pensieri e parole, geme, risuona tra le lamiere di un vecchio box; sento il suo ululato, mentre di me non riesco a percepire il respiro. Sono immobile, forse intirizzito.
Ecco il mio dono al cielo stellato: pelle screpolata, macchie viola sulle mani, tremore di ossa e di denti. Mi alleno nel gelo: «ibernati anima, resta qui finché non troveremo la cura».
Salvare il corpo prima che il deliquio lo rapisca; arrestare l’unica e vera decomposizione: lo scorrere del tempo. Determinare il grado di solitudine raggiunto, invocare la salvezza che viene dall’atarassia, benedire la dissolvenza che offre la segregazione, santificare l’anonimato.
Compiacersi nella disintegrazione: strappare i petali di una margherita giocando a “m’ama non m’ama”. Scivolare nell’abisso; simulare una partita a scacchi con l’asfissia; trovare una vena, la migliore che corre lungo il braccio, quella più sporgente, e renderla sacra; fare di lei una trincea.
Torturare l’egemonia dell’esserci. Amare le contraddizioni: dichiararsi pro-vita tra cadaveri in cammino; celebrare le nuove nascite tra polveri sottili, guerre, pulsanti eccitati che innescano ordigni atomici.
Proteggere la pace: lasciare che una parte del mondo soccomba in un eterno conflitto, mentre l’altra metà provvederà a rifornire di armi sofisticate i combattenti. Esportare la democrazia: garantire il suicidio di massa, la libertà di selezione, pensare a come colonizzare Marte senza smettere di distruggere la Terra.
Raccontare ai bambini il transumanesimo: far credere agli esseri umani che sono parte di una élite; consolidare nella vera élite la coscienza di classe di ispirazione divina; superare l’uomo e farne una sorta di macchina; concepire la vita con estremo razionalismo, senza dimenticare che un razionalista estremo è un paranoico conclamato, ricordando sempre che l’estremismo è manifestazione dell’infantilismo.
Intanto, spopolare la Terra con tecniche di sfoltimento più o meno dichiarate: «Sono troppi gli esemplari umani che abitano il pianeta…»
Stop! Riposa in pace nel vento, non immaginare manifesti di dissenso.
Largo ai posteri, ai superstiti.