Umore-T. Francesco Laprovitera e il racconto “umano” del cancro
Articolo di Redazione
L’ossessione di un medico per curare, se non debellare del tutto, il cancro. “Umore-T”, romanzo di Francesco Laprovitera, autore 42enne di Tortora, ci porta in un viaggio intimo, in cui scienza e umana impotenza si scontrano. Proponiamo una breve parte del romanzo, pubblicato per Arduino Sacco Editore.
Pezzo tratto da “Umore-T” di Francesco Laprovitera
Quando intraprendi un corso di studi in medicina, sviluppi una sorta di fiducia incondizionata verso i colleghi. Quello che dicono è sufficiente, lo accetti in modo sereno. I loro responsi sono come sentenze che mettono un punto fermo, quasi una sentenza inappellabile. La realtà è quella che approvano e se ti dicono che non c’è niente, allora non può che essere così. È strano da spiegare, eppure il dottor Riemma sapeva che qualcosa non quadrava. I medici, infatti, sono soliti frazionare i problemi di un paziente. Se si va da un dottore bisogna esporre, in modo chiaro e preciso, cosa non va. «Mi brucia la gola», «mi prude un gomito» oppure «mi è comparsa una macchia rossa sulla pelle». E il dottore deve controllare quello. C’è il problema X? Sì o no? E da qui la soluzione. Se oltre al quesito il paziente ravvisa anche un’altra problematica, al dottore di turno questo non interessa, non è un suo problema. Una sorta di principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato giuridico, ma a livello medico. Eppure il dottore sapeva bene che confondere il diritto con la medicina sarebbe stato un grandissimo errore. E sapeva anche che molti dei suoi colleghi ragionavano in questo modo. Ad un dottore cosa può interessare, oltre alla stretta rilevanza sul piano umano, della cisti di un ottantenne o delle emorroidi di un giovane paziente? Lui indica la strada, se necessario richiede ulteriori accertamenti presso uno specialista, si limita a prescrivere una ricetta. Poi, se il problema passa, è bene, altrimenti spetterà all’ottantenne o al ragazzo prendere provvedimenti. Il medico ha il suo rigoglioso conto in banca e una villa in periferia dove tornare a mangiare gli gnocchi e giocare alla Playstation con suo figlio. Per Arturo, invece, non era così. Se fosse stato per lui avrebbe rivoluzionato l’intero sistema sanitario. Lui svolgeva con passione il suo lavoro. I suoi pazienti non erano soltanto mutuati-buoni-solo-ad-accrescere-il-proprio-conto-in-banca, bensì persone con problemi, da aiutare, salvare e ascoltare con fiduciosa speranza. E questo spiegava anche il suo attuale stato d’animo, le sue inquietudini, il suo tuffarsi a capofitto nelle vite degli altri. Spesso gli balenava per la mente una ipotetica soluzione: effettuare una TAC Total Body, almeno una volta all’anno per ogni paziente, a spese del Servizio Sanitario Nazionale. In questo modo l’incidenza dei tumori si sarebbe drasticamente ridotta, o meglio sarebbe diminuito il rischio di scoprire le patologie in stadi avanzati, il più delle volte letali. La TAC Total Body è un esame non invasivo che permette uno screening totale del corpo, per rilevare, in modo preciso e dettagliato, eventuali segni di presenze tumorali o macchie che possono rappresentare l’indizio di un’infezione. Tali esami, però, vengono solitamente richiesti quando ormai non c’è quasi più nulla da fare. Il cancro ha già covato da troppo tempo e ha sprigionato nel corpo quasi tutto il suo veleno. Fare la TAC, in questi casi, diventa solo un modo per accertare ciò di cui non si vorrebbe neppure sentir parlare. Agire in via preventiva avrebbe rappresentato un efficace strumento di lotta. Tutto questo significava, però, anche incidere pesantemente sul sistema sanitario da un punto di vista economico. Era una strada impercorribile, ma che comunque ossessionava il suo pensiero. E la sua mente intanto si arrovellava. Cosa avrebbe potuto fare? C’era qualcosa, che era nelle sue facoltà, per aiutare la moglie e tante altre persone che quotidianamente soffrivano?
Chi è Francesco Laprovitera
Francesco Laprovitera, 42 anni, è appassionato sin da giovane della classicità, della letteratura e della poesia è già autore di “Vita Nihil – L’ultima lettera di Alvaro Preti”, edita da Arduino Sacco Editore. Con “Umore-T”, l’autore vuole mettere: “la complessità delle emozioni umane e le sfide connesse alla ricerca di cure innovative. Questo scritto aspira a essere simbolo di una condizione di malessere, stimolando una sensibilizzazione positiva verso le sfide psicologiche legate alla malattia. La speranza sottesa all’opera è, pertanto, che la nostra società possa muoversi verso una maggiore consapevolezza e sostegno concreto per coloro che soffrono o hanno sofferto a causa di questo mostro chiamato ‘cancro'”.