Sul silenzio del viandante

Sul silenzio del viandante

Poesia di Adriana Sabato

Mi nutro di silenzio.
Silenzio strappato a note intime, segrete, nascoste in fondo.
Odo il fruscio di alberi impazziti;
diventa musica vagante, non primavera, solo cupo inverno.

Ti accolgo.
In questa immenso chiasso di ferraglie dissonanti,
sono dietro la tua casa,
muta la vita, non quieta, non tranquilla.

Freme.
Giardino, accoglie nel suo grembo il cinguettio di rondinini appena nati.
Vita, partorisce cuccioli e boccioli di rose,
mentre il rosmarino inneggia.

Terra, germogliano i suoi figli dove è solo pietra.
Fiori crescono in mezzo ad alberi bruciati.
Cedro liscio e profumato,
speranza in una terra aspra e dura,
curato in ginocchio come in preghiera
profondo legame,
coltivazione antica e sacra.
Identità con popoli lontani.

Ulivo e melograno, salice,
portino pace e solidarietà.
Rosa, fiore di un maggio senza fine
trascini il sorriso dentro il cuore
bussi forte, prepotente, al portone di casa:
impetuoso come vento.

Entri infrangendo vetri di dolore.
Riprenda adesso
la rinascita dell’uomo,
la festa della Terra,
di erbe fresche e odorose di vita,
compassionevoli come una cura,
sorgente infinita che disseta e conforta,
risvegli
il viandante disperso, il pellegrino in attesa.

Post correlati