Agatino il Guaritore. Massimiliano Città e il racconto di una “fatalità”

Agatino il Guaritore. Massimiliano Città e il racconto di una “fatalità”

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Agatino il Guaritore” di Massimiliano Città, Il ramo e la foglia, 2023

Lontano da tutti, persino da se stesso, ché a ricordare troppo i propri dolori finisce sempre che questi si appiccichino addosso agli altri. Perciò Agatino, un po’ santone e quasi del tutto truffatore, si rifugia a Boschetto, un paesino dimenticato da Dio, in cui però vive tranquillo portando avanti la sua attività.

Dispensa consigli, qualche volta le sue mani hanno alleviato dei dolori reumatici, ma nulla più. Fatto sta che la sua astuzia, che ogni tanto è stata capace di predire gli eventi, gli ha anche donato l’immagine di Angelo disceso tra gli uomini. Nonostante tutto, ha saputo mantenersi distante dai fasti e dalle “canonizzazioni popolari”. Logicamente, non per modestia ha vestito i panni dell’umile strumento di qualche entità, ma solo per continuare con i suoi illeciti.

Ma come detto, anche Agatino avrebbe voluto che qualcuno lo guarisse dal dolore di essere cresciuto senza l’amore della madre; una sofferenza alla quale ha risposto iniziando a fregare gli altri, che oltre a dargli soldi o beni materiali, gli hanno anche elargito affetto; ma quello si sa, non basta mai.

Ecco che la storia di Agatino è quindi la narrazione del rapporto tra lui e gli altri, tra il dolore degli altri e il proprio. Con uno stile ricercato, che tiene a bada la crudeltà in favore di un approccio fiabesco che ricorda il racconto orale, Massimiliano Città ci descrive di uomini e di donne immersi in una dimensione del disagio che viene ammaestrata e sospinta dalla ricerca dell’opportunità, nonché condita di fatalità. E forse proprio l’imprevedibile tranello del destino, che innalza o sotterra a suo piacimento chi vi incappa nel mezzo, è il “tema” di questo romanzo corale, nel quale non esistono protagonisti ma solo comparse.

Persino Agatino, quando sarà vittima del miracolo, quindi di un tranello del destino, comprenderà quanto lui sia stato solo al servizio di qualcosa. Certamente, solo leggendo il romanzo capirete “cosa”.

Pertanto, siamo davanti a un’opera che sa spingere il lettore a profonde riflessioni, mostrando però fatti che si accapigliamo, come se ognuno di loro fosse gettato in una competizione senza fine, addirittura senza vincitore. Ma lo scrittore di Cefalù ha un grande amore per la narrazione; ed è questo il punto di forza. Fatti, intrecci, aneddoti e gesti sono il fulcro di un racconto che potrebbe rispondere a quella sentenza divina secondo cui “tanti sono i chiamati, pochi gli eletti”.

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