A ciascuno il suo terrore. Alessandro Garigliano e le ossessioni “fai-da-te”

A ciascuno il suo terrore. Alessandro Garigliano e le ossessioni “fai-da-te”

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “A ciascuno il suo terrore” di Alessandro Garigliano, TerraRossa edizioni, 2024

Disamina attenta dei nostri tempi, il romanzo di Alessandro Garigliano è il racconto di una delle tante paranoie quotidiane alimentate dai social, dalla sovrapproduzione di informazioni e dell’innato istinto di sopravvivenza che ci ricorda la nostra comune appartenenza al regno animale.

Il protagonista della storia è un uomo senza nome ossessionato dalle serie Tv a sfondo tragico e apocalittico, nonché dal cannibalismo. I suoi meccanismi di pensiero e di giudizio vengono alterati da un episodio di cui ha fatto esperienza diretta, ossia un attentato. Accade infatti che si ritrovi in una piazza affollata nel mezzo della quale scoppia un petardo, mentre viene trasmessa una partita di calcio. L’esplosione provoca la morte di tre persone, schiacciate dalla calca spaventata, e 1672 feriti.

Logicamente, l’autore siciliano prende spunto da quanto accaduto realmente a Torino il 3 giugno 2017, in piazza San Carlo, durante la trasmissione dell’incontro tra Juventus e Real Madrid. Da allora, il protagonista, salvatosi insieme alla sua fidanzata, elabora nel suo animo la fobia per i luoghi affollati; vede dappertutto il presunto kamikaze che ha lanciato il petardo, ma, soprattutto, non crede assolutamente alla versione ufficiale, ossia che quello “sia stato solo il gesto di un imbecille”.

In questo mix in cui il protagonista diventa investigatore, in quanto vuole capire le ragioni che hanno spinto quella persona a compiere tale gesto, e l’immedesimazione, “A ciascuno il suo terrore” diventa un romanzo in cui fiction e realtà si incontrano e si interrogano a vicenda. Il lettore assisterà alla lenta discesa di quest’uomo tra vecchi e nuovi terrori, dimostrandoci anche che siamo prima di ogni cosa la somma dei nostri traumi irrisolti.

Garigliano crea un prototipo di “uomo qualunque contemporaneo” che si lascia influenzare dagli eventi esterni, che si abbandona a quel processo di introiezione costante che la società applica su ognuno e che si completa con il distacco totale dell’individuo dal corpo-massa. Il protagonista del romanzo ha deciso di chiudersi nella propria comfort zone fatta di concezioni personali inoppugnabili.

Persino la Storia recente è per lui una sequela di eventi che testimonia l’imminente catastrofe, ma tale “disastro” non è ben chiaro, bensì è qualcosa che cambia a seconda dell’umore del protagonista; assomiglia fin troppo alle sue angosce. Infatti, tra le attività preferite di questo ragazzo precario, che alla soglia dei quarant’anni decide di entrare nel mondo dell’animazione per bambini, c’è la ricerca di notizie dettagliate sui principali attentati degli ultimi anni. Nella sua mente costruisce il collage ideale e nei vari scenari in cui avvengono le stragi, si colloca tanto tra le vittime quanto tra i carnefici.

Insomma, il romanzo di Garigliano è una storia che tra tragedia e ironia ci mostra gli effetti della spettacolarizzazione del terrore e del macabro, con tutta quella carica di “teatralità” che è sembra essere diventata uno strumento pedagogico.

 

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