Postumanesimo. Claudio Bonito e l’uomo nuovo di un futuro che è già qui
Articolo di Martino Ciano
L’uomo nuovo è già un progetto avviato, inutile girarci troppo intorno. Ognuno di noi potrebbe andare in giro portando al collo un cartello su cui vi è scritto “Lavori in corso”. La vita eterna, la sconfitta della morte, la conquista del cosmo; fino a qualche decennio fa questi argomenti erano materie di confronto per i folli o per gli amanti della fantascienza, oggi invece sono il pane quotidiano di molti scienziati e filosofi. Ma c’è di più, il fenomeno sembra inarrestabile.
Come insegna la storia, questo processo non nasce oggi, ma ha radici antiche e questo che stiamo vivendo non è altro che l’ultimo stadio di quel pensiero rinascimentale che si sviluppò quasi cinquecento anni fa. L’uomo misura del mondo, l’uomo centro dell’Universo, l’uomo che punta a deificare sé stesso e che lavora per la realizzazione del Paradiso qui, sulla Terra. Il primo passo è l’eliminazione dei suoi limiti, ossia la vecchiaia, la morte, la caducità. Le armi a disposizione: la scienza e la tecnologia.
Ciò che prima ci sembrava irraggiungibile oggi non lo è, o meglio, lo è un po’ meno. Nella Silicon Valley, sita negli Stati Uniti, si studiano tecniche per salvare la coscienza o la memoria in un hard disk, con la speranza di impiantare questa massa di dati in un altro corpo. Ci sono luoghi in cui i corpi vengono ibernati, con l’idea che prima o poi questi cadaveri potranno essere riportati in vita, quando la scienza avrà gli strumenti per farlo. Si fanno passi da gigante nella progettazione di protesi sempre più sofisticate, grazie alle quali verrà ridata la mobilità ai paralitici o la vista ai ciechi.
Insomma, pian piano l’uomo si fa da sé, si ricostruisce e si reinventa. Che fine fanno Dio, l’etica, la morale in tutto questo bel discorso? Ci saranno uomini che potranno essere usati come fornitori di pezzi di ricambio?
Nel suo saggio Postumanesimo e filosofia, edito da Mimesis, Claudio Bonito si pone proprio tali domande. La sua ricerca parte da lontano, da quelle teorie filosofiche che hanno dato forza a questo processo. Dall’Età dei Lumi in poi le idee si sono fatte sempre più chiare, per giungere poi al Novecento, con i primi esperimenti che hanno messo in mostra gioie e dolori della tecnica. Ne viene fuori un uomo sempre più dominato dalla sua vergogna prometeica, come scriveva il filosofo Günther Anders, plagiato da un senso di inferiorità che prova verso le macchine che egli stesso ha costruito, tanto da voler trasformare sé stesso in un artefatto perfettamente funzionante e per il quale sono stati pensati anche dei pezzi di ricambio. Il libro di Bonito fa luce su un altro importante aspetto: il ripensamento dell’uomo. Il postumanesimo, infatti, non va inteso come sostituzione dell’uomo, bensì come una nuova idea sulla sua natura e sul suo modo di rapportarsi con l’ambiente che lo circonda.
Nell’epoca del pensiero debole e del relativismo, l’umanità deve riconoscere il suo spaesamento. Ma affidarsi completamente alla tecnologia è la strada giusta? Bonito sottolinea anche che le ricerche sugli esoscheletri, che dovrebbero aiutare, se non potenziare, la mobilità degli esseri umani, provengono da sperimentazioni in campo militare. Logicamente, non c’è la volontà di demonizzare la scienza, ma alcune domande bisogna porsele. Le derive sono dietro l’angolo. A Hiroshima, il 6 giungo 1945, l’uomo ha dato prova del suo istinto autodistruttivo; autodistruzione che spesso va a braccetto con i deliri di onnipotenza dell’umanità.
Ma la storia non finisce qui e continueremo a parlarne, perché di libri interessanti su questo argomento ce ne sono davvero tanti.