Chiare, fresche et dolci acque. Il Canzoniere di Petrarca secondo Daniele Aristarco
Recensione di Filomena Gagliardi. In copertina: “Chiare, fresche et dolci acque. Petrarca racconta il Canzoniere” di Daniele Aristarco, Einaudi Ragazzi (Edizioni EL), Trieste 2024 (illustrazioni di Glenda Sburelin)
Il 20 luglio 1304 nasceva ad Arezzo Francesco Petrarca; sempre in una notte di luglio (tra il 18 e il 19) del 1374 la sua anima si spegneva ad Arquà, dove il “poeta laureato” si era rifugiato a partire dal 1370.
Petrarca è stato in modo inequivocabile il primo pre-umanista italiano: l’ironia del destino ha voluto però che egli, nonostante avesse più a cuore i propri testi scritti in latino rispetto a quelli concepiti in volgare, fosse e sia ancora identificato come l’autore dei Rerum vulgarium fragmenta, ovvero dei Frammenti di cose volgari, meglio noti come Canzoniere. Solo il titolo originale di questa silloge è in latino: il contenuto è in volgare.
Si tratta delle poesie che principalmente egli dedicò a Laura. Petrarca fu filologo di se stesso: anche nei riguardi del Canzoniere, che considerava di minore importanza, ebbe il pieno controllo delle proprie parole. Petrarca condensò in una famosa lettera, la Posteritati, il proprio autoritratto, quello di un uomo più amante del mondo antico che della propria contemporaneità: “…mentre riservavo la forma poetica esclusivamente per ornamento. Tra le tante attività, mi dedicai singolarmente a conoscere il mondo antico, giacché questa età presente a me è sempre dispiaciuta…”.
Daniele Aristarco si è divertito ad “immaginare un’ultima lettera nella quale Petrarca condivide con noi le sue vicende amorose, le riflessioni che hanno generato le più belle poesie d’amore mai scritte”.
Ne è nato un bellissimo albo illustrato edito per Einaudi Ragazzi proprio quest’anno in occasione dei 650 anni dalla scomparsa dello scrittore. Aristarco cede la voce a Petrarca che, attraverso una narrazione in prima persona, si rivolge ai posteri per presentare loro la sua opera dedicata a Laura.
Attraverso diciotto capitoli la voce narrante racconta di questa donna, del sentimento provato nei suoi riguardi, della poesia come unica forma di comunicazione del suo Amore per lei ma anche, in ultima istanza, come scoperta di se stesso: “La lettura e la correzione continua della mia opera mi hanno trasformato in un lettore di me stesso. Ho scoperto molto di me, leggendomi”.
Nella narrazione non mancano elementi storici, come la peste del 1348 di cui Laura fu vittima e il rapporto con Dante. Ogni capitolo è scritto sulla pagina sinistra e lascia spazio a quella di destra ad alcuni versi del poeta. Il racconto è accompagnato e commentato dalle bellissime illustrazioni di Glenda Sburelin.
Nel XIX capitolo riprende la parola Daniele Aristarco per spiegare il perché di questa lettera, come già anticipato sopra. Consiglio ad adulti e bambini, a docenti e discenti, e a tutti i lettori di immergersi in questa storia fantastica e nella ricca galleria di disegni che la completano con elegante raffinatezza.