“Ncc”

“Ncc”

“Ncc” è un racconto di Roberto Saporito. In copertina una foto dell’autore

Stai passeggiando per il centro storico della tua città. È una bella giornata, il cielo è azzurro, la temperatura gradevole, intorno ai ventiquattro gradi, il mese i primi giorni di settembre, ancora estate ma con nell’aria un’idea di quello che arriverà nelle prossime settimane, forse perfino già nei prossimi giorni.

A te piace il caldo, e quello che arriverà nei prossimi giorni un po’ ti sgomenta. Ci sono sciami di turisti che parlano, o almeno a te sembra, lingue del nord Europa, forse olandese, forse tedesco, forse svedese, forse. I dehors dei bar sono affollati di persone che sembrano felici, e forse lo sono, perché non dovrebbero esserlo, sono, per la maggior parte, in vacanza, sono qui per perdere piacevolmente tempo, sono qui per bere ottimo vino, per mangiare eccellente cibo.

Nella piazza chiusa al traffico automobilistico c’è una grossa Mercedes nera, lucida, lussuosa. Appoggiato alla macchina c’è quello che sembra l’autista: infatti c’è un cartello bianco dietro il parabrezza con la scritta “NCC”.

Ti allontani di qualche passo ma poi torni indietro. Ti avvicini alla Mercedes e all’autista che sta fumando una sigaretta, estrai il tuo pacchetto di sigarette, ne prendi una, te la infili tra le labbra e gli chiedi:
“Ha da accendere?”
Lui estrae uno Zippo argentato e ti accende la sigaretta senza proferire parola.
“Grazie… posso chiederle una cosa?”, chiedi.
Lui annuisce ma ancora non parla.
“Io dovrei fare un viaggio, direi intorno a quattrocento chilometri, andata, e mi chiedevo se poteva dirmi, anche solo approssimativamente, quanto potrebbe costarmi”, dici.
Lui ti osserva, dà un tiro alla sua sigaretta e afferma:
“Dipende.”
“Da cosa?”
“Da tante cose.”
“Tipo?”
“Numero di persone, tipo di bagaglio, orario… “
“Allora diciamo una persona, poco bagaglio, l’orario lo sceglie lei” lo interrompi.
“Duemila Euro”, sentenzia.
“Mi interessa”, dici.
Lui butta a terra la sigaretta e la schiaccia con il piede destro infilato in una lucida scarpa di pelle nera.

Sono passate due settimane e sei sistemato sul sedile posteriore della Mercedes nera lussuosa.
Stai fumando, l’hai chiesto all’autista e lui si è limitato ad annuire.
Avete da poco passato Aosta.
L’autista indossa un abito blu, una cravatta rossa e blu, scarpe di pelle marrone e parla pochissimo, per tua immensa gioia.
La macchina è silenziosa, veloce, comoda.
“Possiamo fermarci a Chamonix?”, domandi
“Possiamo fare quello che vuole”, dice l’autista.
A Chamonix sgranchisci le gambe facendo un giro in centro.
Entri in un bar.
Bevi un caffè, mangi un croissant.
Fumi una sigaretta guardando il Monte Bianco, immenso, bellissimo.
Raggiungi la Mercedes nera. L’autista fuma una sigaretta appoggiato alla macchina.
“L’ha preso un caffè?”, chiedi.
“Sì, grazie.”
Ripartite.

La Mercedes si ferma davanti al tuo hotel, il Ritz-Carlton Hotel de la Paix.
Qualcuno ti apre la portiera dell’auto e dice:
“Benvenuto al Ritz-Carlton Hotel de la Paix.”
Annuisci e scendi dalla macchina.
L’autista ti raggiunge con il tuo borsone Louis Vuitton che, però, il tipo che ti ha dato il “benvenuto” acchiappa prima di te.
L’autista ti saluta.
Tu gli auguri buon viaggio.
Lui annuisce, sale in macchina e si allontana lentamente dall’hotel.

Sei nella tua stanza, una suite di quarantasette metri quadri con balcone vista lago.
Esci sul balcone dove c’è un tavolino rotondo bianco con due sedie bianche.
Ti siedi su una sedia bianca, ti accendi una sigaretta, guardi il lago.
Finisci di fumare la sigaretta, la lanci in direzione del lago e rientri nella stanza.
Chiami il servizio in camera e ordini una bottiglia di Champagne.
“Che tipo?”, ti chiede la voce nel telefono.
“Un Dom Pérignon.”
“Bianco, Rosé?”
“Bianco.”
“Arriva.”
“Grazie”, dici.

Sei nuovamente sul balcone che guarda il lago, davanti a te la bottiglia di Dom Pérignon riposa nel suo ghiaccio, ne hai già bevuta metà e l’unica cosa che hai mangiato oggi è un croissant a Chamonix.
Ti versi un altro bicchiere.
Fuori è sempre più buio e le luci della città si specchiano in movimento nel lago nero.
Finisci la bottiglia e vai a dormire.

Il taxi ti lascia davanti a una costruzione bianca alla periferia della città.
Entri.
Alla reception, dopo aver controllato i tuoi documenti, ti accompagnano nella tua stanza.
Il primo colloquio è dopo circa mezz’ora. Un dottore accompagnato da un’infermiera.
Il secondo è con uno psicologo, senza infermiera.
Lo psicologo ti rilegge la lettera con le tue intenzioni, con le tue motivazioni, con i tuoi definitivi voleri.
Suona strano sentir leggere da una voce che non è la tua una cosa che hai scritto tu.
Vuole sapere se è tutto chiaro.
“È tutto chiaro”, affermi.

La mattina dopo ti portano dell’acqua, delle pillole.
“Prenda prima quelle, sono per non vomitare”, dice il medico con l’infermiera, indicando le pillole rotonde.
Prendi le pillole rotonde e, dopo il tempo che ti ha raccomandato il medico, prendi anche le altre.
“Ho vinto io”, dici rivolto al tuo corpo che voleva decidere, lui, quando e come ucciderti nei prossimi, forse, dieci mesi.

Chi è Roberto Saporito?

Roberto Saporito è nato ad Alba (CN) nel 1962.
Ha studiato giornalismo. Ha diretto per trent’anni una galleria d’arte.
Ha pubblicato raccolte di racconti e romanzi, tra le raccolte di racconti ricordiamo “Harley-Davidson” (1996, Stampa Alternativa Editore, vendendone ventimila copie), e “Generazione di perplessi” (2011, Edizioni della Sera, quarta di copertina di Marco Vichi) e tra i romanzi ricordiamo: “Il rumore della terra che gira” (2010, Perdisa Pop, nella collana “Corsari” diretta da Luigi Bernardi) , “Il caso editoriale dell’anno” (2013, come “Anonimo”, Edizioni Anordest), “Come un film francese” (2015, Del Vecchio Editore), “Respira” (2017, Miraggi Edizioni), “Jazz, Rock, Venezia” (2018, Castelvecchi Editore), “Come una barca sul cemento” (2019, Arkadia Editore), “In nessun luogo” (2022, A&B Editrice) e “Figlio, fratello, marito, amico” (2024, Qed Edizioni).
Suoi racconti sono stati pubblicati su alcune antologie e su innumerevoli Riviste Letterarie.
A ottobre 2004 è stato invitato al Festival Letterario “Letteraria” a Pistoia, tra gli scrittori invitati: Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli, Massimo Carlotto, Luca Crovi.
A giugno 2007 è stato invitato al Festival Letterario Lib[e]ri 2007 di Teramo, tra gli scrittori invitati: Marco Lodoli, Erri De Luca, Walter Siti.
Ha collaborato con la Rivista Letteraria di Milano “Satisfiction” con una sua personale rubrica.
Nel 2013 il suo primo romanzo “Anche i lupi mannari fanno surf” [2002] diventa “oggetto di studio” di una delle dieci lezioni del corso di scrittura narrativa “Inchiostro rosso sangue”, per la precisione la settima intitolata “L’hard boiled in salsa italiana: il curioso caso di “Anche i lupi mannari fanno surf”, di Roberto Saporito.”, organizzato dalla Rivista Letteraria “Inchiostro” a Verona, insieme ai romanzi, oggetto di altre lezioni, di Giorgio Scerbanenco, Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto e Gianluca Morozzi.

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