Sei pronto per la fine del mondo? Vitale e Valente e la ricerca

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Sei pronto per la fine del mondo?” di Giampiero Valente e Giuseppe Vitale, Emia Edizioni, 2024
Ma dopotutto la fine del mondo la puoi contenere in un libro? Un giorno, neanche troppo lontano, porrò questa domanda a Giuseppe Vitale e Giampiero Valente, autori di questo libro che si basa su quello scambio di idee che gli scrittori dovrebbero sempre avere.
In questo “ping pong” di battute, a bordo di un’auto che deve percorrere imprecisati chilometri a suon di musica rock e di ballad, che aiutano a ritagliarsi un angolo di intimità, il viaggio è un uscire dalla realtà per guardarla da quel posto privilegiato che ciascuno di noi possiede: la propria anima.
Abbandonati i pregiudizi, scontate le proprie diversità, acquisita finalmente la facoltà di essere sé stessi, i due autori di Santa Maria del Cedro, centro dell’alto Tirreno cosentino, si possono dare a una fuga psicogena, grazie alla quale il posto che abitano appare “il migliore dei mondi possibili”, se non per il semplice fatto che è anche “l’unico a nostra disposizione”.
D’altronde, cosa rende il mondo migliore o peggiore? Le nostre interpretazioni, le nostre idee, i nostri comportamenti, i giudizi e i pregiudizi che ci guidano. Quindi esiste un oggetto chiamato “mondo” che vive indipendentemente da noi? Certamente, ma solo noi umani abbiamo la possibilità di renderlo, con le emozioni che emaniamo, qualcosa di diverso da ciò che è. Ed è questo “relativismo” attivo e positivo che muove la scrittura di Vitale e Valente, che sono stati supportati da altri amici di penna.
Ed è anche secondo questa logica che i due autori si pongono come “mezzo di trasporto”, perché il loro viaggio è tanto spensierato quanto faticoso; è pieno di ostacoli che si superano con elasticità mentale. Ma c’è anche un concetto semplice che fa da sottofondo al libro, ossia quello della libertà. Essere liberi non è tanto fare ciò che si vuole, ma accettare la precarietà e il rischio di non essere compresi. La libertà è una lotta, prima di tutto contro il proprio “Io”, che teme una vita senza catene, selvaggia, priva di “strutture dominanti” su cui poggiarsi, senza quelle “impalcature sociali che reggono persino il torbido”.
Insomma, ci siamo capiti, il libro di Valente e Vitale è maturo, non è la voce inarrestabile di due Peter Pan; non è il sogno che sfocia nella banale utopia, ma è una presa d’atto: “tutto è in noi, la nostra rivoluzione si è compiuta; siamo finalmente noi stessi, venga ora la fine del mondo”. Pertanto, la domanda che dà il titolo al libro dobbiamo rivolgerla a noi.
In questo viaggio, in cui non manca un certo gusto narrativo, in cui la parola è al servizio di una semplicità che invita a scavarsi dentro, troviamo un dialogo, ma soprattutto una richiesta di ascolto, non perché Vitale e Valente vogliano insegnarci qualcosa, ma perché hanno scoperto che “ogni creazione è frutto del pensiero e ogni realtà vivente è messa insieme dalle parole”.
Come detto, alla nascita di “Sei pronto per la fine del mondo?” hanno partecipato Gennario Iorio, Fiorella Lorenzi, Letizia Falzone, Managment (per la postfazione), Simone Carponi e Domenico La Manna (meglio conosciuto come Doom’s art) che ha disegnato la copertina.