Memorie provvisorie e altre dispersioni
Racconto e foto di Martino Ciano
Ti ricordi quei momenti in cui persone e oggetti sbiaditi si impongono all’improvviso davanti agli occhi della mente, materializzandosi nei cunicoli della memoria che tu stai attraversando per altri motivi, per cercare cose di poco conto, magari sfiorite, appassite, bruciate da un sole che emana raggi di angoscia? Ecco, loro ti fanno cadere in fallo, bloccandoti nel viaggio e imprigionandoti nella suggestione, in una molesta disquisizione con il tuo passato.
Fa luce il tuo cervello su enigmi irrisolti, di cui nemmeno avevi idea che fossero diventati problemi su cui il tuo inconscio si sarebbe ripiegato, e morso la lingua, e impegnato con tutto sé stesso, richiamando in suo soccorso persino qualche ricordo proveniente dalle innumerevoli vite passate che hai sopportato, nelle quali sei stato donna, uomo, animale, pianta, insetto, granello di sabbia, magari un pezzo di nuvola che attraversava il cielo mentre in Terra, a Roma, Giulio Cesare veniva assassinato.
Ti sembra giusto soffermarti sul discorso secondo cui in una parola si segrega una cosa di cui si ha o si avrà conoscenza, che sta nel mondo in base all’ordine assegnatale e secondo la sostanza di cui è fatta? Riconosci che una sostanza è capace di unirsi e di respingersi con le altre, che talvolta c’è tra loro simpatia e talaltre c’è antipatia?
Mettiamo che tu risponda “sì” perché in fondo non c’hai capito niente, e niente è sempre meglio di nulla; lo sai che la memoria fa così con te, quindi mischia, ordina, produce, ti mette alla prova, ti inganna e ti salva, anche se tu non riconosci a lei se non pochi poteri, come farti sopravvivere senza lasciarti smarrito per strada, infilandoti sempre in una coscienza durevole che era, è, sarà?
Lui che pose le colonne dell’Universo…
… nessuno sa come fece Dio a costruire l’Universo, magari anche lui è troppo infognato nella sua memoria, in un viaggio in cui non si riconosce più né l’andata né il ritorno; per questo, essendo a sua immagine e somiglianza, siamo confusi come lui; girovaghiamo tra stretti tunnel che nascondono le cose viste e consumate dall’esperienza, così come quelle che sono sfuggite al nostro controllo e alla nostra manipolazione. Perciò lui, come noi, cerca sempre di dare a tutto un nuovo inizio, e quando finisce il moto di rivoluzione della Terra, egli pianta nuovamente una base su cui ognuno si rinnova, persino nella malvagità.
Ora, tu ricordi che ti spingesti fino all’uscita di un tunnel illuminato e lì hai visto uno spazio vuoto che pian piano si delineava di alberi e case, di animali, di mele della sapienza. Poi ti tirò indietro qualcosa, come la mano di un amico che ti salva dall’attraversamento distratto di una strada percorsa da automobili cieche. E infatti ti sei risvegliato in un letto di ospedale: un’auto ti aveva sfiorato e tu eri caduto per un attimo privo di respiro, per un attimo privo di battito cardiaco, per un attimo privo del tuo corpo, privato della possibilità di ribellarti a chi ti stava ammazzando. Però ti eri sentito tirare indietro da qualcuno, da qualcosa, che era invisibile ai tuoi occhi, e forse quel contatto non è avvenuto in questo mondo, ma in un altro, ossia quello in cui stavi entrando, in cui vedevi delinearsi le cose.
E che la tua vita fosse uno schizzo a matita su un foglio bianco ti è venuto in mente diverse volte. Un giorno hai pensato così intensamente a questa cosa che ti sei sentito come spalmato su un muro; non avevi spessore e non riuscivi a muoverti. Invece eri sul letto, sdraiato, tra sonno e veglia, nel territorio di mezzo in cui un po’ esistiamo e un po’ svaniamo. Eri come inchiodato a un corpo estraneo, ti sentivi uno zaino in spalla.
Sono tutte rimembranze e accumuli queste cose messe in fila l’una con l’altra; insieme non fanno nulla di concreto. Sai che anche così c’è chi vive e progetta fino al giorno della sua morte e, magari, quando muore si risveglia altrove e si accorge di aver sognato.