Lavanda

Prosa e foto di Mimì Burzo
Esserci. I punti. Il triangolo del sole sulla loggetta. L’incenso piegato. Quando hai paura urla forte. Bambini e ossa di mammut. La lavanda. Pianti. Celle. Celle nelle celle. Occhi. La mascherina lascia gli occhi. Gli occhi nella cella. La cella nella cella. amara copia. Amaro sole. Bambini. La maglietta bianca. La pelle si scotta sotto il sole. L’incenso è piegato. Il triangolo del sole sulla loggetta. Cosa è retrò. Cosa è vintage. Dimentico senza mai dimenticare. Funzioni di richiamo. Dalla cella sulla soglia. Quando hai paura urla forte. Non si piange. L’azione e non si fa. Regge. Occhi. Senza lavanda. Terra. Ardore. Secca. Argilla. Polvere. Combattere la polvere. Il triangolo del cielo sulla loggetta è già una copia. Pianti. Una bambina piange e fa finta di piangere. Cella. Sbatte dentro come una farfalla. Bicchiere di vetro capovolto. Il comodino lo eliminerebbe. Per non mancare all’ombra. Girato. Bicchiere. Girato universo. Una bambina piange. Piange per sofferenza. Piange il cancello è chiuso. Piange per fare i capricci e sbatte. Il bagno è buio. Neanche un triangolo di sole. La lavanda. Gli occhi dei bambini. Gli occhi delle bambine. Le corse. Lei trascina non si ferma. Farfalla, dentro. Sbatte contro lo spazio ristretto del bagno. Sbatte forte le braccia. Si agita. L’azione si incastra sul pulsante dello scarico. Liberarla. Pochi secondi. Liberarla.
Sottrarre il pensiero fa paura. Le parole tornano sempre a casa. Tenere. Le parole. Le ali. Tenere. Occhi. Silenzio. Guardare per tenere. Tenere gli occhi nel silenzio. Liberarla. Pochi secondi da una striscia di sole. Suda. Lei trascina tutti. Scrivere. scrivere per non scrivere. La follia è come l’intelligenza. Non deve essere spiegata. La lavanda. Il profumo. Ascoltare. Le celle si ascoltano. Battito di farfalla sottomarino. Cella. Spiaggia. Stella. Stella di mare e stella di cielo. Lei strascina non si ferma. Lei. Il cancello. Citofono. Non apre. Suona. Non apre. Schiaffi sulla testa. Scrivere. Non avere paura di avere paura.
Cose. Le cose al margine delle cose. Al margine. Dalla cella alla soglia. Il vento è come l’intelligenza. La soglia. Le scarpe blu sul margine della soglia.
Dentro. La parete. Farfalla. Regge. Occhi. Ginestra. Terra. Secca. Cosa fare con una soglia. Trovarsi con una soglia in mano. Ridere. Celle. Ridere delle celle. Ridere nelle celle. Ridere sulle soglie. Lei trascina. Nella luce e nel vuoto. Sottrarre il pensiero fa paura. Non si piange. Tenere per essere tenuti. Lei piange. Il pianto. Gli occhi dei bambini. Molti bambini non piangono. Pianto senza lacrime. Impara. Imita. Espressioni facciali. Stato di sofferenza. Macro moduli. Troppe parole. Matriosche. Scrivi come Eluard. Gli occhi. Ho scritto. Scritto con gli occhi. Farfalle scritte con gli occhi. Silenzio di lavanda. Non tutti i bambini sanno stare in silenzio. Ascolta. Dietro la porta senza respirare. La soglia. Entrare e uscire. Senza fermarsi, pensare. Lei trascina. Quando si stanca non si stanca. Pensare. Reti neurali sostenibili. Apprendimenti. Il profumo di lavanda.
Entrare e uscire. Addestramento – circuito riverberante isolato. Entrare, sostare, uscire, circuito aperto – apprendimento. La cella, la chiave. La ferita, la garza. La cosa che ti è stata data.
Sostare. Il triangolo che il sole disegna sul muro bianco della loggetta.
La copia e la cella. I bambini. I. Pregare. Silenzio. Un chiunque parla. Lei non sa uscire. Non sa sostare. Si emoziona. Bambine vicine. Lei va via. Il viso sulla spalla. Manine veloci veloci. Parla. Parla il silenzio. Si emoziona. Sa chi cercare. Porta il suo dire. Lei la stella. Tutte le stelle sono bambine. Sotto il bicchiere, sotto la lampada, sul comodino. I. Pregare. Dove è passata una cella. Il viso sulla spalla. Dice. Mi. Il. Nessuno è qualcuno. Il silenzio. Mi. Il viso sulla spalla. Dove è passata. Parla il silenzio. Quando qualcosa accade. La foglia sulla panchina. Accade. Le ciglia. Gli occhi sotto le ciglia. La foglia parla sulla panchina. Non piove. Non pioverà questa notte. Senza tende. Senza tempo. Senza. Senza cielo. Tanta fame. Pochi libri. Con casa. Con metà. Silenzio. La soglia e il silenzio. Lo senti. Il silenzio. Copie. Cervelli in prestito. Copiare. Cosa accade quando qualcosa accade. Adesione e garza.
Con un pianto in mano. Cervello in prestito nel profumo di lavanda, lungo la via delle api, seguitando la scia del fiume. Sulla soglia con un pianto in mano. La cella nella cella sulla soglia. Troppe parole. L’impercettibile. Senza sapere, senza. Dove è passata una appena appesa. L’ombra si espande come la polvere sul bicchiere. Si espande. La cella. La mente. La soglia. Mente. Non so mentire. Quando dimentico, la pelle non dimentica mai. Il sole brucia. triangolo sulla parete bianca della loggetta. Stamattina. La lavanda. La sta. Lei sta al cancello Data una via d’uscita, il prigioniero esce. Linearità. Ora cita qualcuno. La mattina il sole è clemente. Le lei. Le O. Il teorema della O. La meccanica classica. Lei vuole uscire. La meccanica. Quanto di stella nel cuore di farfalla. Senza. Cancello. Senza. Soglia. Il profumo di lavanda. Tenere per essere tenuti. Profumo di limoni. Polvere d’argilla, di polvere dei libri, di polvere della strada, di polvere di autobus, di polvere di primavera, di polvere di stelle. Tenere quando accade. Usa la testa. La meccanica classica e il caos della tartaruga. Calma. Sulla soglia senza respirare. Pelle. Occhi. Silenzio. Stella. Lontana, lontananza. Coniugare il verbo lontananza con un lobo e il verbo garza, con un altro. Non piangere. Non toccare. Anche non deve. Lei. Il sole, brucia la pelle nel. Toccare. Tocco. Il tocco della garza. Non toccare. Il vento scompiglia non tocca. Senza. La O. Senza la copia. Cervello in prestito. Più vicino al calco sulla carta copiativa.
Vorrei volare. Sto volando. Mi è scappata la prima persona. La copia. Uomini piccoli. Il vento non tocca. E’ freddo. Le. Lei. Copie. Foglie tristi. Disarmonia del rapporto segnale – rumore. Il silenzio.
Quando hai paura, urla forte. Il triangolo del sole muore piano cambiando forma sulla loggetta. Non pioverà questa notte. Il tempo non esiste. L’ombrello anche. il sole brucia la pelle delle gambe. Ardore. Basta sapersi immergere. Nel verde sull’albero urbano. Al vento. Alla soglia. Alla fuga. Ci sono bambini che non piangono mai. Stare sulla soglia è una continua fuga. Non si può afferrare un raggio di luce. Cosa accade quando qualcosa accade: tenere per essere tenuti. Quando dimentico, la pelle ricorda. L’impercettibile. La fuga. Strappata dalla soglia. Cosa me ne faccio di scrivere come. La follia è un’opera d’arte. E’ freddo. C’è sempre un istante prima del fatto necessario a modificare gli eventi. Meccanica delle probabilità. La stanza. Quando dimentico dimentico la stanza. Spara e prega. Gli ombrelloni sono molto tristi. Attenersi alla luce.
Rumore. Nessuno è qualcuno. Lei. Un libro chiuso. Un libro cella. Occhi. Mammut. Appercezione. Soglia. È così a. È così lineare. L’impercettibile.
Sotto la doccia la candela dietro il vetro fiammeggia nella finestrella piccola. Lei. La lavanda. C’è sempre un fiore o un po’ di lavanda, intorno al fiore. Troppe parole. La raffinatezza della ciotola del cane porta un principio escatologico sotto la cintura, eppure. La stanza soggiace alla nuvola come l’incanto ad un morso. Adesso taglia il come. A furia di tagliare. Il silenzio della panchina che accoglie la foglia. Garza impercettibile. A furia. La furia dell’evasione. La stanza. La stanza resta. Come restano gli ombrelloni tristi, la O, il vetro rotti e i vetri rotti. Comunione e garza. Malinconia degli abeti. La polvere vince. Pregare. Il rubinetto della benzina si è rotto. È tutto rovesciato. Adesso, cambia metafora.
Rovesciare e arroccare. Il rovescio della manica. L’asso della manica. Approssimazione. Probabilità e approssimazione. Fiori con petali larghi. Bacche sul rosso tramonto sul rosso geranio, sotto il blu cielo, la certezza del vento è il ramo.
La signora con gli occhiali. Il rosso del geranio. Il verde delle piante. Il rosso casa cantoniera delle mura, le mura, la signora con gli occhiali molto spessi si affaccia sui rumori molto spessi. Aria. Fuori dalla stanza. Sotto lo smog affolla. Il grembiule non è più nella stanza. Tutto è stato riposto. I murales e poco altro. Specchi. Specchi e acquazzoni, lungo il margine del millimetraggio della rete per non cadere cadendo. Scrivere per evitare di scrivere. Rosa maligna la vita. Rosa selvaggia all’imbrunire dell’ovvio l’olocausta gongola la sciabola.
Non è per tutti il tramonto sugli abissi. Sugli scogli ci devi esser già stato. Dove è. È.
Lei. I bambini. Non ricordo cosa ho detto. Ho detto che non ricordo cosa ho detto. Ho detto che non ricordo cosa ho detto. Ora. Ora. Lacrime palindrome. Garza. Parlare della garza equivarrebbe ad un tramonto rubato sul ciglio del ciglio. Per non dimenticare dimenticare tutto e lasciare la lacerazione sull’adiacenza. La fontana, stamattina. La bambina stamattina. Braccia contro il vuoto in una stanza troppo nuova, troppo buia. La lavanda. Liberarla. Portarla sulla soglia e tenerla. Per tenerla. Per tenerla. Sulla soglia. Senza spaventarla.
Fra i nuovi germogli e luci aperte sul residuo di tutto. Di tutto il pianto. Di tutto il dolore. Di una memoria verde come il ramo che muovendosi annuncia il vento. In pace. In protezione. Cervello su cervello. Silenzio e silenzio. Silenzio sui morti e i bambini e gli animi troppo fragili. La cosa che mi è stata data.
Pregare al mattino, dentro il triangolo del sole sulla terrazza. Pensare. Mai smettere di pensare e lasciare che tutto si segni e venga segnato senza paura dello spazio fra un pianto e un altro in una sosta senza tregua la pace dei gerani e dei fornelli stupirti gli occhi dentro la semplicità di un silenzio che possa cullare(ti).
Qui. Nel fenomeno e là, là, là.
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