La montagna nutre

“La montagna nutre” è un racconto di Martino Ciano. In copertina una foto creata con l’intelligenza artificiale
L’astinenza della notizia correva per i pendii nebulosi. «La montagna nutre», pensò mentre si accingeva a svoltare per curve strette a strapiombo sul burrone.
«Eppure – continuava a macinare il suo cervello – qualcosa si distrugge velocemente, come un soffio espirato. La cronaca quotidiana non è che una derealizzazione del mondo. L’uomo contemporaneo, meditabondo sul futuro, dimentica che la sua realtà è data da altri ma non vissuta da lui».
L’ispirazione lo prese per mano. Alle otto del mattino era un impiegato allegro che vedeva davanti ai suoi occhi un balletto di numeri: le sue cifre manichee, che compivano il miracolo della buona tenuta dei conti. Il calcolo decimale era una battaglia: oltre la virgola c’era un mondo infinito da conquistare.
«La montagna nutre», ripensò mentre il mare prendeva forma. Lungo la valle scendeva la gioia naturale della vita umida, procreatrice di sé stessa. Era quella una realtà attraversata, per nulla precostituita.
La disamina della lentezza si fa giorno dopo giorno. Ogni pensiero si perde tra i rovi e il sottobosco. Il limite invalicabile tra essere e non essere potrebbe trovarsi davanti a un cinghiale che attraversa la strada; le ombre che vengono scambiate per uomini in carne e ossa sono pensieri decolonizzati, sbucati fuori da territori abbandonati ai terremoti dell’anima.
Lì, sul pendio, le guerre sparse nel mondo erano ancora più lontane: alle sue spalle. «La montagna nutre», ripeté tirando il freno a mano. Era arrivato in qualche punto fissato nel mezzo della sua coscienza: quello in cui tutte le cose risultano sconosciute.
Sconosciuto rimase anche a sé stesso. Era il viaggio l’unico momento in cui ogni cosa si manifestava davanti ai suoi occhi, dopodiché esse scomparivano come spettri. E forse uno spettro era anche lui.
