Eldorado

Eldorado

“Eldorado” è il titolo che abbiamo dato a queste quattro poesie di Rocco Giudice. L’immagine in copertina è realizzata con l’intelligenza artificiale

BERESHIT

Come seconda colomba si posò
la luce. Bastava al suo volo
un cielo che non sfiorasse ancora
l’albero sorto per l’eco del tuo sonno.
A staccarla dal ramo diede un’ombra
a chi fece omaggio della notte, a chi
portò in dono un angelo, a chi diede
in offerta tutti i segreti del giardino
e nessun canto. Fu tardi di nuovo.

Qualcuno, che nulla ha fatto per averlo,
ha ancora in pegno il segreto che cerchi
e l’altro ancora, che, senza neppure
conoscerlo, difendi, sarà del primo
che lo tradirà – ancora parole
senza nome per chi le trovò per dirle
solo a te che le hai dimenticate.
Conserva fra le mani il suo respiro.

È sempre per una voce che passano
le aurore dietro la cecità che le nasconde.
Oggi che tutto sembra chiuso
dentro una scatola di vetro
sospesa al vento che l’abbatterà,
basterebbe un lampo per illuminare
per sempre tutta la terra – sognata
nella folgore scesa a te
che la porti in questa veglia.

Una è la fonte. Ora, puoi sentirlo
tremare l’albero che in te ricalca
le sue filigrane, filtrare la tua voce
nel silenzio che ha dorato, ferire
di verde le tue icone, che nessuno
saprà rimarginare, che niente potrà
più sanare del sole lontano da qui,
che non conoscerà luce più calda
della lacrima in cui è rifusa
nello sguardo di chi non ci ama più.

Che il mondo esista, che sia
per sempre benvenuto il mattino,
bellezza sfuggita o svanita
che lasci negli occhi lo spavento,
o cieca vertigine dorata – solo aria, luce

che il vento più lieve ha sciolto dalla fiamma
per essere te per un istante e solo te perdendo
te sola, mia musica che vai, mia leggerezza.

***

NEL TEMPO DEL SOGNO

Perché tutto divenne così che nessuno
potrà più ricordare come ebbe inizio
una storia come questa se non come
follia – improvvisamente, si alzò
l’aurora come nebbia e a voce alta
la polvere rispose, più in alto, assai
più su di ogni accusa ripetuta
nella sua pigra e fatua cantilena
e di tutte le chimere che insinuava,
laddove soltanto si trovava
l’albero oscurato che cresce al sole
il sole annuvolato che tenta di redimere
l’ombra che non ce la fa a somigliare
alla notte, le aiuole senza peccato
dove una ragnatela s’è tessuto il grido,
perduto al primo avviso quest’addio
al silenzio, al guizzo prigioniero
già oltre il paradiso, oltre le parole
con cui dirlo o da indovinare
come il futuro che ne ha già deciso
– il viso accovacciato nella mano
che ne vorrebbe espungere il profilo
è lo stesso che il Volto su di Sé ha
modellato più di quanto l’acqua
non Ne rispecchiasse i tratti: così
è chiaro perché su tutto scenda
come Grazia la stessa pesantezza
e ogni cosa ne grondi, ogni cosa
da quando, come pietra, l’uomo cadde.

Pubblicate in Atlante Degli Addii, Newl’Ink, Acireale, 2017.

***

ELDORADO

Cosa desta il vento quando sorge
– riflette la luce solo quel che la luce
pare che non tocchi o espella –,
luce che non scalfisce le ombre
da cui poco si distingue, ombre
che la luce lascia intatte, un cerchio
scosso dal vento che non spinge
solo cose morte, che non scuote solo
rampicanti ottusi e disseccati, l’edera
che impiomba quanto frana
in uno scialle verde sul cancello.

Come vista dal fondo su cui converge
cauta ogni visuale dal vertice
da cui sgorga o dall’angolo in basso,
dalla cornice che deborda oltre il segno
– una linea retta da una curva descritta,
una linea curva in una franta infitta –
sia la strada che affonda in discesa
o l’androne del palazzo in disuso
dove folgore è l’arco che si spezza
in ali d’aria su cui la polvere si libra.

Vibra più d’un sottile vetro
quanto su quello schermo logoro
brilla senza mai farsi immagine
– solo riflesso, tutta visione

ma così perfetta che quasi manca
la scena ch’è di linee di caduta,
come tutta in primo piano vista
da un fondale senza prospettiva.

****

FÉERIE D’AGOSTO

Perché mai di lei non dite nulla
che mai disse di sé quanto soffriva
– lo sa questo paesaggio di granito
di pietre urbane ignare del cemento
parcheggiato in attesa di volare,
cupi basalti, dispiegate altane,
catalpe appisolate sullo sfondo
e vane, non finte meraviglie – perché.

Non rispondono le anime dal chiostro
ma da una data lontana un sole parla
ancora di te – tanto lontana che non so
se quel passato è il nostro o è quello
che non c’è, cui fa schermo la brezza
quanto il calore che danno le parole.

Il muro origlia l’albero che lo sfiora
da un’altezza perduta cui si leva
per dimenticarsi della luce che vi batte
quasi quell’intarsio fiabesco risonasse
d’ogni sussulto che l’ha reso immaginario.
Ma nell’angolo cui nega il suo fulgore,
duole anche il giorno d’agosto che vi muore.

Al richiamo, una nuvola risponde,
perduta spoglia d’angelo che sogna
d’esser cenere con te, remota nel sonno
cui nessuna notte mai potrà piegarla
che fin dall’esordio ebbe ad astro
fuori dall’ore il giorno. Poi, dentro
l’orbita del sangue che mi scorre da te
dove tu sei, la voce prova l’eco,
l’orecchio sonda il silenzio, come
abitassi dove non ci sarà mai posto
neppure per un semplice sussurro,
all’ombra che cela il nome che non so
più dire – io non potrò più dire niente
dell’isola e di me, del mondo e della gente.

Tratte da In linea d’aria, Qed edizioni, 2025.


Chi è Rocco Giudice

Rocco Giudice è nato a Palagonia, in provincia di Catania, nel 1957. Ha pubblicato le raccolte di racconti Sotto il trono del pavone (Pellicanolibri, Catania, 1994), Il gong della luna nuova (Res in Artibus, Catania, 2000), Tetralogia minima (Res in Artibus, 2001), Gli ultimi numeri della serie vincente (Newl’ink, Acireale, 2012), La festa dell’ultimo anno (Carthago, Catania, 2016). Ha pubblicato le poesie di Omaggio a mr. Berryman (Res in Artibus, 1999), biografia in versi del poeta americano John Berryman; Versi apocrifi (Newl’ink, 2013), Atlante degli addii (Newl’ink, 2017), Salva in memoria (Res in artibus, 2022), Paesaggio con chimere (Gruppo editoriale Bonanno, Acireale-Roma, 2023), La nuova fiera (Res In Artibus, 2024), In linea d’aria (Qed edizioni, 2025). È autore dei saggi Tre versioni della Natività. Botticelli, Baldung Grien, Caravaggio (Newl’ink, 2020) e Dialogo tra nuvole di immagini e parole. Antonello, Baudelaire, Courbet, Moreau (Newl’ink 2021). È stato co-fondatore e caporedattore della rivista internazionale di Lettere e Arti Colophon (1996-2002). Successivamente, ha collaborato con articoli, racconti e poesie alle riviste Nextl’ink (2008-2011) e Newl’ink (2012-2016). Vive a Catania.

 

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