Lungo giorno

“Quanto è lungo un giorno?” è un articolo di Martino Ciano. In copertina un’immagine dell’autore
Quanto è lungo un giorno?
Noi non lo sappiamo. Ci accapigliamo per respirare. Ci teniamo a distanza, guardandoci come imitazioni l’uno dell’altro. Manca il battito di ciglia che ci apra gli occhi sul domani, anche se il domani ci mette ansia.
Quanto è lungo un giorno?
Passa un granello di polvere davanti agli occhi, a volte ci fa piangere, magari ci fa solo starnutire. Pensiamo che sia un attimo, eppure potrebbe non accadere più. Così, nella pioggia, nel vento e tra la foschia di un temporale, proviamo a cercarci. Vorremmo abbracciarci, ma abbiamo paura di essere contagiati.
Quanto è lungo un giorno?
Uno dopo l’altro costruiscono la vita, con vittorie e fallimenti, con dolori inconfessabili e con speranze di cui siamo gelosi. Tutto si custodisce nel cuore della mente, si ammassa il non-senso e ciascuno grida: «Eppure, sono io e sono vivo».
E intorno? Chi c’è oltre ciascuno di noi?
Poi chiudiamo gli occhi per addormentarci. Finisce il tempo quotidiano: sfioriamo, moriamo. Nella notte si abbandona il corpo e le sue pustole, l’anima e le sue angosce. E nel sogno si scompone la vita, trascendiamo e torniamo a casa.
Nei giorni di quiete, riempiendo di nostalgia anche la sofferenza passata, ci mettiamo tra le braccia del dolore e della gioia con occhi soavi. Tutto ci sembra lontano, oltrepassato, di nostra proprietà. Non importa cosa è stato e cosa non si è avverato; non ci scalfisce più l’ansia da prestazione.
Vogliamo solo migrare da un ricordo all’altro e sentire che siamo stati vivi, che abbiamo giocato come bimbi a nascondino e che il tempo, per qualche istante, ci è appartenuto.
Allora correndo, anche solo con il pensiero, si scopre quanto il giorno è lungo. Quanto siano ancora misteriosi le albe e i tramonti che abbiamo attraversato.
