Tempesta per ormoni di fine estate

Tempesta per ormoni di fine estate

“Tempesta per ormoni di fine estate” è un racconto di Martino Ciano. In copertina un’immagine creata con l’intelligenza artificiale

Mentre inseguivano il sole, come se esso fosse un lumino, tu mescolavi i pensieri atmosferici del tuo corpo. Tra sudore e frescura, farcito dell’afa di un giorno anomalo di fine agosto, in cui avevi notato nuvole di fumo provenienti dai monti in fiamme mischiarsi ai nembi umidi prodotti dalla calura, ti dedicavi alla pace di una sigaretta di aspro tabacco. La tua passione vegetariana, che includeva anche un possibile tumore ai polmoni, ti rendeva un idiota salutista incatenato alle trame del destino. Era la tempesta?

La morte come Necessità diventava la tua disquisizione privata e sotterranea che echeggiava in una stanza cerebrale chiusa ermeticamente. Il suo tappo inespugnabile, se non con pesanti droghe anti-egotiche, imbottigliava il tuo animo e non lo lasciava fuggire. Di fronte a te c’era il vocio degli uomini in vacanza diventati, per grazia della noia feriale, giocatori di beach volley in crisi di astinenza da birra e salsicce grigliate. Invocano il sole che veniva coperto da spesse nuvole bluastre. Lo sguardo tra le crepe, la preghiera per qualche altro giorno di caldo e bagni rilassanti prima di tornare a farsi pestare i coglioni dai loro capiufficio allampanati.

E tu senza diritti e doveri per ciò che svolgevi nel quotidiano servigio a una comunità stridente e assordante, trovavi rifugio nel pensiero di una fine che risolve di colpo le virtù e i difetti. Così, poetando come un esule disperso su un’isola a caccia di noci di cocco, fu il fondo schiena di una ragazza dal perizoma blu cobalto a portarti tra gli echi di una carne che avevi dimenticato tra l’agitazione.

E il movimento delle sue anche, così decise nel mostrarsi al mondo nelle tante contrazioni possibili delle varie fasce muscolari, canonicamente divise in grande, medio e piccolo gluteo, ti riportavano allo stato brado, quando molleggiato e ben fornito di ormoni puri, senza l’ostacolo dell’ipertrofia prostatica benigna, zampillavi felicità con la passionalità di un giovane canguro. L’intoccabile fanciulla ti stava davanti, offuscando il tuo senso del pudore.

Fu in quel momento che si annunciò il tuono. Mise a tacere erezioni e semi-entusiasmi. C’era il vento tipico della tempesta ormonale in te e in cielo. Correvi a ripararti insieme agli altri. Ti smarrivi nella calca, inseguivi la rabbia e la delusione dei vacanzieri. Poi strabuzzasti gli occhi. La ragazza dal perizoma blu cobalto era davanti a te, eretta e fiera come una statua ingessata e tonificata da una corretta alimentazione e una serie di accorgimenti no global provenienti dal mercato equo e solidale.

Come uomo antiquato, per nulla impaurito dalla tua natura di eccedente fallimento della società tardo-capitalista, hai fatto due passi indietro, lasciando una distanza di sicurezza tra te e l’esemplare della razza aliena. Hai ascoltato i suoi discorsi sussurrati a un amico: erano pieni di una libertà etichettata che poteva essere consumata da pochi eletti. Ecco i filantropi di loro stessi: lavoratori indefessi di multinazionali al servizio dei popoli.

Quali sono? Domandavi al tuo animo ingrigito. Nessuna risposta, né in te né dagli altri.
Intanto la tempesta scaricava la sua giustizia.

 

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