La gelosia di Charlus di Marcel Proust

Recensione di Martino Ciano. In copertina “La gelosia di Charlus” a cura di Mariolina Bertini, Nuova editrice Berti
È così complesso Palamède de Charlus, personaggio che Proust fa spiccare nel corso della sua Recherche, attraverso cui fa parlare anche l’omosessualità. È difficile descriverne i tratti senza cadere nel già detto, nelle analisi che già sono state proposte da autori come Bataille o Girard, che lo hanno visto come simbolo del potere, dell’erotismo e dell’ossessione.
Negli scritti raccolti in La gelosia di Charlus, curati da Mariolina Bertini, possiamo osservare come Proust abbia lavorato su questo personaggio, come abbia occultato vicissitudini personali e, soprattutto, cosa sia emerso nella stesura finale – quella che ancora oggi leggiamo – e cosa invece sia rimasto fuori.
Ci troviamo, dunque, di fronte a un lavoro di ricerca e di approfondimento che dimostra quanto sia ancora attuale il romanzo che ha plasmato lo stile contemporaneo. L’argomento principale sembra proprio essere “la malattia dell’omosessualità”, una definizione che oggi fa rabbrividire, ma che dalla fine del XIX secolo fino a buona parte del XX è stata la lettura più “accreditata”. Proust la esamina scrivendo pagine memorabili, che ancora oggi restituiscono, dal punto di vista emotivo, “quell’essere nel tempo e nello spazio”.
Così Charlus appare come colui che nasconde, forse anche a sé stesso, dietro una virilità che ribalta ogni categoria di senso. Uomo colto e raffinato, ma anche fustigato da quella necessità di vivere all’ombra, di non poter essere pienamente sé stesso, pur avendo potere e nulla da temere. Ed è proprio lui a fornire un’immagine particolare della società francese, in particolar modo di quella alta.
C’è poi il discorso sull’arte, su ciò che si stava trasformando nell’epoca dell’esasperante positivismo. Tra queste pagine si guarda, talvolta con ingenua malinconia, a ciò che era stato prima di quella “tecnica imperante” che non ha risparmiato nulla. Non si tratta del solito discorso sul “bello e sul brutto”, ma di qualcosa di più profondo: una sensazione di alienazione che oggi è conclamata.
Perciò Charlus osserva e ascolta con attenzione le idee del giovane che vuole dedicare la propria vita alla scrittura, pur deridendone la ricerca dell’assoluto. Un assoluto che appare sempre più lontano e occultato.
