Un’immagine ci parla
Racconto e foto di Giuseppe Gervasi
I ricordi erano improvvisi e quando un profumo o un suono inaspettatamente avvolgeva Cosimo, iniziava il peregrinare del suo pensiero: esule e abbandonato. Quanti ricordi portati oltre l’Atlantico… I diversi dialetti, i canti, i suoni, le feste popolari e della cultura religiosa, ricreavano in Argentina momenti di gioia in comune, dove la memoria non lo sorprendeva all’improvviso e per questo faceva meno male. Eventi in cui anche i sorrisi erano limitati.
Un pudore eccessivo, come se ridere troppo avrebbe significato mancare di rispetto a tutto ciò che rimaneva nei paesi d’origine. Assaporare per una giornata piccoli frammenti di quella natìa visione, alimentava la voglia di ritorno. Anche Cosimo e Anna, come tutti gli emigranti calabresi, nelle loro valigie si erano portati dietro i propri santi e le loro tradizioni.
Nella casa dove vivevano, l’immagine dei Santi Medici appesa alla parete e quella foto dell’amato paese sul comodino rappresentavano quel legame religioso e affettivo che il tempo non avrebbe mai reciso. Simboli di riconoscimento e autodifesa della propria identità in un luogo dove riconoscersi e difendersi dalla perdita della memoria significava vivere per non morire.
Ogni anno, mentre le giornate di settembre si accorciavano e solo il buio serale nascondeva la luce agli sguardi, nella città di La Plata della grande provincia di Buenos Aires si esponeva un quadro portato in Argentina da emigranti di Bovonghè: un piccolo paese di Calabria. Fu la prima festa religiosa italiana della città, così sentita da attirare e coinvolgere subito migliaia d’italiani. Cosimo vi partecipava ogni anno insieme alla madre: era il momento giusto per socializzare e ammirare le ragazze. Tra esse non fu difficile notare una giovane fanciulla, Marisol, che divenne oggetto di sguardi veloci e speranzosi da parte del giovane italiano in cerca dell’occasione giusta per poterla conoscere.
Del resto, come avrebbe potuto non notare la bellezza del suo volto in cui le labbra carnose, gli occhi grandi, scuri e profondi s’incastonavano perfettamente nell’ovale di un viso dalla pelle resa ambrata dal sole argentino, formando coi lunghi capelli biondi un contrasto apparente ma che, invece, nell’armonia delle forme e dei colori, la rendevano un’irresistibile mescla. I tavoli vicini, la madre di lei con Anna, una tenera amicizia appena nata e Cosimo iniziava a provare quel sentimento folle e meraviglioso al tempo stesso: l’amore.
Quando s’inizia ad amare
tutto cambia,
tutto diventa leggero,
anche il nulla.