Vibrazioni auree nel Jazz sperimentale contemporaneo del progetto “Palladio a Palla!” dei GoGoDucks
Recensione di Leonardo Ragozzino. La foto di copertina sono state fornite dall’autore dell’articolo
“E quando incontrano opere d’arte che dimostrano che l’uso dei nuovi media può portare a nuove esperienze e alla nuova consapevolezza, ed espandere i nostri sensi, la nostra percezione, la nostra intelligenza, allora si interesseranno a questa musica”.
Karlheinz Stockhausen
Nelle multiformi declinazioni delle produzioni di Jazz sperimentale contemporaneo dell’etichetta visionaria nusica.org, è fresca l’uscita il 6 settembre 2024 del nuovo lavoro dei GoGoDucks, trio sperimentale formato dalla batterista bergamasca Francesca Remigi, dal chitarrista Luca Zennaro e dal vibrafonista Paolo Peruzzi entrambi veneti, tutti e tre alla ricerca di nuovi orizzonti sonori da esplorare e rimodellare anche con l’ausilio delle tecnologie digitali, in uno stretto dialogo con i territori “che parlano”. L’opera ha trovato il sostegno del bando “Per chi crea” promosso dal MiC e gestito da SIAE, proprio per la sua attitudine a tradurre in modo originale connessioni e culture artistiche territoriali e trasversali.
È un percorso di ricerca complesso e sfidante, che si snoda attraverso le volumetrie e gli spazi di nove ville Palladiane e richiede un ascolto immersivo e multisensoriale, che metta al centro il dialogo tra musica e architettura sotto l’egida del linguaggio matematico della bellezza delle proporzioni spaziali (in questo caso quelle Neoclassiche dell’architetto Andrea Palladio) rielaborate musicalmente. Il tutto anche con l’utilizzo dell’elettronica e la programmazione/coding e video autogenerati controllati da algoritmi e sincronizzati per le parti live.
Lo sforzo di traduzione dei rapporti numerico matematici delle meravigliose ville palladiane selezionate in rapporti melodici e ritmici non può non far pensare alle corrispondenze legate alla proporzione aurea perfetta (il nome moderno per indicare la sezione aurea è la lettera greca φ phi, numero aureo 1,618…, che ha l’iniziale dell’ideatore del Partenone, che è appunto Fidia).
Se è vero che per Goethe l’architettura è “musica pietrificata”, tutto il viaggio itinerante del progetto Palladio a Palla! insiste sulla musicalizzazione del piano visivo-spaziale trasposto in codici musicali legati al portato non solo del iazz ma di tanta musica contemporanea, dal rock alla minimalismo iterativo di Steve Reich, Terry Riley tra gli altri.
E come non ritrovare tantissimi riferimenti anche nel cinema; mi piace ricordare l’inglese Peter Greenway che negli straordinari Il mistero del giardino di Compton House (1982), in cui architettura, pittura e musica stringono un patto diabolico o Il ventre dell’architetto (1987) dove l’architettura romana e la musica sono il primo motore dell’evoluzione narrativa.
Con l’aiuto della settima arte si realizza l’incontro visionario e sinestetico tra musica e architettura, all’insegna della matematica e di simbolismi alchemici.
Malcontenta è la prima traccia che, con un iniziale incedere crimsionano che ricorda le sequenze armoniche della chitarra di Robert Fripp, si apre ad improvvisazioni dove il vibrafono e le percussioni descrivono le densità plastica di spazi sonori.
Hang Arano armonizza le forme della facciata di Villa Angarano traducendo in musica la fusione di elementi architettonici che rappresentano multipli dei numeri 4, 3, 5 e 7. È intrigante qui seguire la tecnica ritmica chiamata morphing, laddove si assiste alla modificazione ciclica di pattern armonici che inducono una profonda trance onirica.
Broder, ispirato a Villa Badoer, prende come modello la perfezione neoclassica palladiana, che in musica viene tradotta con triadi aperte, con il vibrafono impegnato a creare una sottile filigrana di evocazioni sognanti.
At the roundabout è un omaggio a Villa Capra, la più eminentemente palladiana. Si tratta di un brano che vuole descrivere la cupola, le colonne e le scalinate dell’edificio con fraseggi e improvvisazioni giocose. Per Corner è stata utilizzata l’alternanza delle navate di Villa Cornero (3 e 4) come tempo appunto di ¾, rispecchiando le caratteristiche spaziali in una trasposizione sonora che la rappresentasse.
E mò?, dedicato alla maestosa Villa Emo, è un brano costruito a partire da una serie ritmica che vuole rispecchiare e commentare il raggruppamento delle arcate delle due ali laterali del complesso architettonico.
Poiena è ispirato a Villa Poiana, anche questo trae spunti compositivi dalla serie numerica che vede come unità di misura di base la distanza tra una colonna e l’altra all’interno della villa; la composizione è divisa in 3 sezioni, introdotte da un’improvvisazione libera.
Better ask Barbra è il brano dedicato a Villa Barbaro che suggestiona delicatamente, con la sua trama melodica volutamente antitradizionale.
Sir Ego chiude l’album, qui serialità, improvvisazione e architettura vanno di pari passo, e ancora una volta sono i numeri a creare la trama minimalista.
Un lavoro denso e ardito, che troverà suggestioni ed echi sorprendenti nelle performance live che avranno luogo anche nei luoghi di ispirazione.