La ragazza del Kyūshū. Matsumoto Seichō e una vendetta d’onore
Recensione di Martino Ciano già pubblicata per L’Ottavo
C’è una giustizia umana e una cosmica. La prima rispecchia la natura umana, con tutti i suoi difetti; la seconda è figlia del tempo e contro di lei ogni individuo è un impotente spettatore. Kiriko lo ha capito bene, per questo è una persona che sa attendere l’attimo propizio. D’altronde, ogni cosa arriva al momento giusto.
Benvenuti in La ragazza del Kyūshū, romanzo dello scrittore Matsumoto Seichō, da più parti definito come il Simenon nipponico. Certamente, siamo davanti a uno stile completamente diverso e il lettore attento noterà subito delle differenze culturali sostanziali. In questo romanzo non troveremo colpi di scena o convulse spiegazioni psicologiche, ma solo l’esposizione dei fatti.
Ma andiamo con ordine. Il fratello di Kiriko è stato accusato di omicidio, lei sa però che è innocente; per questo motivo si recherà a Tokyo per chiedere aiuto a uno dei più importanti avvocati del Giappone. Il problema, però, è che non può permettersi di pagare la parcella del legale che, infatti, rifiuterà di aiutarla. Le cose si complicano qualche mese più tardi, quando il fratello di Kiriko sarà condannato in primo grado alla pena capitale e lui, per il disonore, si ucciderà in carcere.
Di qui inizierà la vendetta della giovane donna, che dalla sua città si trasferirà a Tokyo per attendere che tutto si compia senza nessuna forzatura, perché c’è un piccolo segreto che proprio l’avvocato non ha tenuto in considerazione e che sarà usato da Kiriko. Man mano che leggeremo questo libro ci accorgeremo che la trama si svolge con estrema linearità e naturalezza, come se anche l’autore fosse ispirato da una logica cosmica.
Kiriko infatti assiste, agisce e interviene solo in alcuni momenti. Si destreggia con abilità tra le tante persone che provano a estorcerle informazioni, tra cui un giornalista che si sente attratto da questa donna impassibile, capace di trattenere le emozioni, di parlare pochissimo e di dimostrare grande determinazione. In lei c’è un’ancestrale fiducia nel tempo riparatore di ogni ingiustizia.
Ma al di là degli aspetti pseudo-mistici che caratterizzano questo romanzo, Matsumoto Seichō pone l’accento anche su quelle disparità sociali, presenti in ogni paese del mondo, che gettano l’uomo nella lotta continua tra uguaglianza formale e sostanziale. Il più delle volte vince la forma, mentre la sostanza rimane appannaggio delle belle parole. Di sicuro, siamo di fronte a un modo diverso di scrivere e di interpretare alcune dinamiche, ed è proprio questo che più affascina. Infatti, per molti lettori La ragazza del Kyūshū sarà l’incontro con uno stile lontano anni luce dagli artifizi usati dai giallisti occidentali.