La rosa nel bicchiere. Confrontiamoci con Franco Costabile

La rosa nel bicchiere. Confrontiamoci con Franco Costabile

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “La rosa nel bicchiere” di Franco Costabile, Rubbettino, 2024

Perché solo oggi? Chi ha deciso o ha perpetrato nel tempo quest’opera di occultamento e omissione che ha privato, soprattutto noi calabresi, del poeta di Sambiase, Franco Costabile?

A queste domande, che certamente non troveranno risposta, consegno l’amarezza di ciò che avrebbe potuto essere; ma con i “se” non si fa la storia, al massimo se ne inventa una che il più delle volte è di pessimo gusto. Non ho mai avuto simpatia per i “centenari”, molte volte servono per spettacolarizzare la nostalgia e qualche vanitoso prurito. In questo caso, però, mi sono dovuto ricredere, anche perché senza tale anniversario, Costabile sarebbe stato solo uno dei tanti nomi che ho sentito citare in qualche convegno. Riconosco di essere un po’ superficiale.

Costabile è nato nel 1924 a Sambiase, quella che oggi chiamiamo Lamezia Terme, ma lui non poteva saperlo, visto che la fusione tra Sambiase, Nicastro e Sant’Eufemia è avvenuta nel 1968, ossia tre anni dopo la sua morte. È stato un poeta, uno di quelli che nonostante le sue frequentazioni – pensiamo al suo maestro Ungaretti – nonostante i riconoscimenti ricevuti, nonostante le sue opere, è stato lasciato nel dimenticatoio, in quell’angolo in cui finiscono ancora oggi pletore di “autori locali”, applauditi dagli amici e criticati dai nemici che gli attribuiscono al massimo il titolo di “scemi del paese”.

Ora, in questa diatriba di stampo popolare e provinciale, Costabile non c’entra e non c’entrava nulla. Come dice Aldo Nove nella prefazione di “La rosa nel bicchiere”, edito da Rubbettino, “a questo poeta non si possono mettere etichette o confini”. Franco Costabile non è solo un poeta di Calabria, ma di respiro europeo. Fatto sta che i primi a esserne stati privati sono stati i “calabresi”.

Ma c’è un aspetto curioso: dove ti giri giri, sembra che adesso tutti sappiano chi fosse Franco Costabile. Questo “eccesso di conoscenza” si sta verificando anche con un altro scrittore calabrese che nel 2024 ha compiuto “cento anni”, ossia Saverio Strati. Io ammetto che fino agli ultimi giorni dell’agosto 2024, periodo in cui ho iniziato a leggere i versi di Costabile, non sapevo nulla di lui, se non che si fosse suicidato a Roma, nel 1965.

Ora invece posso dire che le sue liriche, per attualità, per coraggio, per forza espressiva, varranno tanto per generazioni e generazioni.

Sono versi taglienti, capaci di fotografare il dolore, l’abbandono, l’indolenza, la vergogna della Calabria. Le sue sono parole che testimoniano, che aprono un discorso “politico e sociale”, che sono punto di partenza e di arrivo di tutto ciò che continuiamo a dirci.

La poesia di Costabile è arte, perché il particolare si fa universale, mentre per noi calabresi è un sincero esame di coscienza che andrebbe ripetuto costantemente. Inutile che io riporta qui dei versi, vi sottrarrei la meraviglia. Abbiate infatti “ansia” di scoprire questo poeta di Calabria e spero anche che se ne accorgono nelle scuole, perché sarebbe ora che a qualcuno monti un po’ di sano orgoglio.

Ma sarei ingiusto se non dicessi che tanti, proprio nella contrada Sambiase di Lamezia Terme, hanno custodito con rispetto e devozione la memoria di Costabile. In occasione dei cento anni dalla sua nascita, avvenuta il 27 agosto 1924, si è costituito un Comitato e proprio i componenti promuovono la sua opera. C’è poi l’immane lavoro di Giovanni Mazzei, che con cura certosina ha ricercato in tutti gli anfratti ogni traccia delle poesie di Costabile.

Tutto meraviglioso, ma adesso sarà compito dei calabresi saper diffondere questa bellezza, questi versi che sono patrimonio della poesia nazionale ed europea, questi pensieri che ricalcano la storia della Calabria e che risuonano tristemente bene anche oggi, perché se Costabile fosse stato ancora vivo, non avrebbe potuto – ahinoi – scrivere cose diverse.

Insomma, è stato fatto un duro lavoro per recuperarlo, ognuno ha adesso il compito di tramandare “La rosa nel bicchiere” senza veli e priva di inganni.

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