In fabula. Il viaggio Esopico di Oscar Del Barba
Recensione di Leonardo Ragozzino. Le foto nell’articolo sono state fornite dall’autore dell’articolo
“There are four qualities essential to a great jazzman. They are taste, courage, individuality, and irreverence”.
Stan Getz
Un lavoro di ricerca musicale denso e avvincente, composito e multiforme che riannoda le tappe precedenti del raffinato percorso musicale iniziato nel 2016 dal trio di Oscar Del Barba, condiviso con Giacomo Papetti al Contrabbasso e Andrea Ruggeri alla Batteria, donandogli nuova linfa ed esiti imprevedibili.
Si tratta di un’opera che trabocca di eclettismo trasversale, che attinge a culture musicali differenti seppur interconnesse, da quella classica novecentesca a quella d’avanguardia, a quella etnica-popolare (con i tanti tempi modali), il Pop-Rock di matrice progressive e sperimentale come quella di Frank Zappa al Jazz Contemporaneo sperimentale ricco di improvvisazioni ardite, con falsi cambi di tempo, politonalità e poliritmie. Pensando a contaminazioni Jazz-Rock e a possibili riferimenti con la storia musicale recente, viene in mente “Song X”, il potente e rivoluzionario album in studio collaborativo di Pat Metheny e Ornette Coleman, pubblicato nel 1986 dalla Geffen Records.
La dodecafonia, la sperimentazione con finanche intermezzi di serialità forniscono un inedito approccio visionario di commento alle favole di Esopo – questi i titoli dei brani: Il cane e il campanello; Il cavallo e l’asino; Il lupo e l’agnello; Il topo di campagna e il topo di città; L’aquila e lo scarafaggio; La cicala e la formica; La rana e lo scorpione; La volpe e il caprone; La volpe e l’uva; La volpe e la pantera; Il pipistrello e le donnole – tutte favole incisive nella loro leggerezza immaginifica e nel loro simbolismo, descritte in un orizzonte sonoro dinamico e avvolgente, ricco di contrasti armonici e meraviglie tonali.
Dieci brani in cui le parti scritte e quelle improvvisate si alternano, incrociano, rincorrono riproducendo i caratteri e persino il dinamismo presente nelle storie e le loro morali. L’alternanza di momenti melodici, con un tema intrigante e riconoscibile, spesso cantabile e incalzanti progressioni di free jazz su tempo “rubato”, inteso come “leggero aumento, o diminuzione del tempo di un brano a discrezione dell’esecutore, un libero andamento o interpretazione nell’esecuzione del tempo per cui il valore di alcune note è ora aumentato, ora diminuito, ma non deve determinare nel pezzo la mancanza di un tempo di base”.
L’intesa strumentale e l’affiatamento del trio sono perfetti e il risultato sta tutto nella riuscita di un album bellissimo, bizzarro e spiazzante, ma che dopo alcuni ascolti “immersivi”, diventa davvero magico e originale