Dopo ogni irrevocabile dispersione

Articolo di Martino Ciano già pubblicato per Zona di Disagio

Ogni scelta è legata ai fatti, ma i fatti compongono la realtà e la realtà non è la verità. Tutti possono raccontare cosa è accaduto, ma nessuno può davvero coglierne il perché. Causa ed effetto afferiscono al reale, ma la dimensione della verità si nasconde nell’onirico, laddove a comandare è una forza irrazionale e sfuggente. 

Io sono nel momento in cui mi riconosco qui e ora, in un luogo, e gli altri mi vedono come soggetto-oggetto. In questo tacito contratto visivo col mondo, io sono un elemento fisico che appare per un istante. Ma la verità dell’essere è così intima che sfugge anche a me, e si nasconde in un Es che mai si mostrerà nella sua interezza. Così, la verità del mio essere è una rivelazione che mi viene somministrata a gocce… ma mai si placherà la mia sete.

La verità è quindi come l’oceano… chi riuscirà a bere l’oceano goccia dopo goccia? Ecco perché mi dissocio dalla realtà e mi sperdo… e poi non ricordo cosa io abbia attraversato, cosa io abbia visto, cosa io abbia toccato.

Sarà stato come nuotare in quell’oceano dal moto ondoso pachidermico?

La verità dell’essere ci rende smemorati… è così meraviglioso allontanarsi, rimanere in estasi, senza portare nella realtà un futile bottino di ricordi. E quando torniamo con i piedi per terra su strade battute dalla noia e dal disincanto, con lo sguardo rivolto verso le nuvole, immaginando di saltar su un treno che non faccia più ritorno, allora riconosciamo che la realtà ci ha ingabbiati.

Eppure, basterebbe capire che mai la realtà è la verità.

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