Meteoropatia: dominio a intermittenza

Meteoropatia: dominio a intermittenza

Racconto e foto di Martino Ciano

Nel patire la gioia e nel contrastare il dominio della meteoropatia, attraverso un movimento di gambe che ti faceva sembrare un ballerino di tip tap, andavi a tempo di “freddo”. Quella mattina infatti l’umidità era già desta e vigile ed eccitava i dolori provenienti dai traumi ossei e muscolari degli anni precedenti: era una sorta di sentinella che vegliava sulle stronzate compiute.

Era il fascino per quei reumatismi che si addormentavano e si svegliavano a seconda delle stagioni, che ti spingeva a ragionare sull’utilità della “sofferenza informativa a intermittenza”, una forza persuasiva che ti relegava in altrettanti “up and down”, su e giù come sulle montagne russe, come chiedono di fare certe donne dominanti.

A te non piaceva nessuna di quelle immagini poco fantasiose; eri un estremista che passava dal dolore fisico a quello dell’anima, fino a scendere in profondità, tra le budella e la flora intestinale, tra la puzza dell’altro divorato e quella di te stesso, tra ciò che avevi portato in te tramite lo sguardo e i ricordi che avevi corrotto con i facili giudizi.

Scherzi della meteoropatia

Ripescavi ancelle e persino proteste di piazza: la militanza romana tra qualcosa di impronunciabile, i cani sciolti della Digos pronti ad accusare di “sovversione” anche un pischello ripieno di marijuana. E tutto questo si alimentava attraverso l’atmosfera umida e fredda che ti aveva investito di colpo, come una manganellata sul ginocchio sinistro.

Avevi terrore di perdere quelle emozioni anarchiche, che entravano sfondando la porta, annunciandosi tra la pioggia, il sole e il freddo, alcune volte anche durante il caldo afoso. Un tempo, per combattere tutti i tranelli atmosferici, correvi con passo da lepre fino a sfondarti il culo. Era un modo per nascondere la tua fissazione per l’eterna giovinezza dietro il velo del sacro salutismo.

Meteoropatico e lunatico, maschio uterino in preda ad orde sabbatiche; troppe letture cui non hanno fatto seguito sane ammucchiate. Oggi scrivi perché sorridi. Mentre la sera incombe e Venere sta poco sopra l’orizzonte lambito dal mare, hai il brivido più piacevole del giorno, un sollievo che ti fa comprendere l’eterno ritorno: ti senti ragazzino, vivace e pronto a scalare una montagna durante una bufera. Ti senti vincente: sei solo, intorno a te la strada, i lampioni, gli alberi, le case e ciò che c’è sempre pure quando non te ne accorgi.

C’è anche un’auto in fiamme: autocombustione diranno poco dopo curiosi e soccorritori; autocastrazione dirai tu; autocommiserazione diranno tutti. E vaffanculo a ogni azione di catarsi depurativa, terminerai nei tuoi pensieri. Intanto, non ti sei scrollato di dosso il dominio della meteoropatia.


Se ti è piaciuto questo articolo clicca qui e leggi anche “Assurdo Mnemonico”

Post correlati