Ritratto del poeta in autunno di Davide Rocco Colacrai

Recensione di Michela Zanarella. In copertina: “Ritratto del poeta in autunno” di Davide Rocco Colacrai, Le Mezzelane Casa editrice
Se pensiamo al ritratto del poeta per antonomasia ci vengono in mente i ritratti di Dante, Petrarca, Boccaccio oltre a Virgilio, Omero e altri. Davide Rocco Colacrai sceglie un titolo molto curioso per il suo libro di poesie edito da Le Mezzelane Casa Editrice.
‘Ritratto del poeta in autunno’ è un lavoro strutturato in sei sezioni: abitare un interrogativo, appendere il canto alle fragilità, apostasie senza lancette, contrappunti (comuni), ti sei accorta anche tu, che in questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin?, memorie da sotto l’orizzonte. Sono sei finestre da cui il lettore ha la possibilità di affacciarsi per conoscere il mondo e l’interiorità dell’autore che assume su di sé le identità altrui, rendendosi tramite e strumento per raccontare esperienze di vita spesso non facili.
Non è un caso che nel titolo ci sia l’autunno, una stagione che rappresenta il viaggio iniziatico verso l’introspezione e la saggezza. La postfazione a cura di Gianni Antonio Palumbo, inserita alla fine del volume, andrebbe letta all’inizio perché consente di comprendere meglio il percorso da intraprendere. Palumbo scrive: “La voce di Davide Rocco Colacrai ha un timbro nitido e un’intonazione alta. La sua poesia sembra figlia del paradosso di un duplice radicamento bilanciato da un altrettanto intenso e profondo eradicamento”.
Una caratteristica della raccolta sono le dediche. Il libro si apre con una dedica alla madre, ne troviamo molte ispirate a luoghi, persone, libri, film, canzoni, fatti realmente accaduti. La poesia ‘Gli interrogativi che l’amore mi fa piangere /Bambino Gesù’, ad esempio, è ispirata al libro ‘La casa degli sguardi’ di Daniele Mencarelli, pubblicato da Mondadori nel 2018.
Questo ci fa intuire come le letture possano stimolare a tal punto da diventare poesia autentica: “Ho cercato Dio negli spazi d’amore/circoscritti dalla ruggine di una lacrima che concimava l’alba/ mentre bruciava in silenzio/come brucia di sogni abbandonati la pioggia”. La voce di Colacrai è riconoscibile nel panorama letterario odierno, i suoi versi sono spesso delle “cronache poetiche” che fotografano l’attualità e la storia, riportano all’attenzione temi delicati con uno sguardo rivolto agli ultimi, agli esclusi, ai dimenticati.
Toccante la dedica alla grande Mia Martini, icona della musica italiana che ci ha lasciato dei brani meravigliosi: “Sono una Venere con un corpo d’acqua,/forte come il Sud,/fragile come il suo testamento prima del tramonto”. Il ritratto del poeta in autunno non è altro che il ritratto dell’autore che si racconta attraverso i suoi versi, riconoscendosi negli affetti, tra le pagine dei libri che ama, nei film che vede, negli incontri che fa, nelle situazioni che lo attraversano.
Colacrai ha dalla sua parte la voglia di imparare a scoprirsi giorno dopo giorno, è un continuo viaggio di meditazione e conoscenza, quel saper guardare oltre per entrare in profondità nei lati ombra dell’io. Non c’è la pretesa di ottenere risposte immediate, solo la consapevolezza che la vita è un ritratto unico, magari degli stessi colori dell’autunno.
Chi è Davide Rocco Colacrai?
Giurista e Criminologo, Davide Rocco Colacrai partecipa da sedici anni ai Concorsi Letterari e ha conseguito oltre mille riconoscimenti, anche internazionali, tra i quali quattro Premi alla Carriera, due volte la Medaglia d’oro per la Poesia conferita dall’AIAM (Accademia Internazionale di Arte Moderna di Roma), un Premio al Merito Culturale conferito dalla Universum Academy Switzerland e la Medaglia del Presidente della Repubblica. È stato confermato inoltre Ambasciatore del Premio Nosside nel mondo anche per il 2024. Con Le Mezzelane e Carmina ha pubblicato Istantanee Donna – Poesie al femminile (2017, tredici premi), Asintoti e altre storie in grammi (2019, tre premi), Della stessa sostanza dei padri – Poesie al maschile (2021, tre premi) e D come Davide – Storie di plurali al singolare (2023, otto premi). La sua è una poesia che, proprio per i temi che di cui si fa portatrice, viene definita civile o anche giornalistica. Come ha scritto Gordiano Lupi: “Ho conosciuto Davide Rocco Colacrai durante il concorso di poesia Il Cipressino, dove – come spesso mi capita – facevo parte della giuria e mi sono battuto a fondo perché fosse tra i premiati, vista la profondità civile delle sue liriche e la ricerca letteraria insita nei suoi versi. Fare poesia – credo di averlo scritto fino alla noia – non significa buttare giù una serie di riflessioni in prosa e di tanto in tanto andare a capo; pure in tempi segnati dal verso libero fanno la differenza ricerca linguistica, assonanze, dissonanze, metafore, musicalità della parola, valenza delle cose da dire. Colacrai spazia dai temi intimisti alla poesia civile, fa riferimento alla Rivoluzione Cubana e al Cile, passando per la Repubblica Dominicana di Trujillo e per le problematiche di una dittatura centramericana. Temi personali e ispirazione d’autore che si abbevera alla poesia di Tondelli e di Pasolini, ma che frequenta il ritmo della poesia racconto di Pavese e di tanto simbolismo europeo.” Hanno scritto di lui Alfredo Rienzi, Carmelo Consoli, Livia de Pietro, Armando Saveriano, Italo Bonassi, Flavio Nimpo, Mauro Montacchiesi, Gordiano Lupi, Alfredo Pasolino, Stefano Zangheri e molti altri. Sue poesie sono state tradotte in tedesco, francese, inglese, spagnolo (per Spagna e Messico), cinese, russo, albanese, turco, polacco, montenegrino e in lingua bengali. È stato Presidente del Concorso Internazionale delle Arti “Dolce Sole – alla memoria di Donatella Gaspari” per due edizioni, e più volte Giurato in molteplici premi di poesia. Nel tempo libero, studia arpa, colleziona 45 giri da tutto il mondo (ne possiede oltre duemila), ama leggere, fare lunghe passeggiate con il suo cane Mitty e viaggiare