In Calabria mi perdo

“In Calabria mi perdo” è una prosa di Doris Bellomusto. In copertina una foto dell’autrice
Le cose hanno nomi nuovi, il basilico si chiama masilicoja per esempio. In un posto dove le cose hanno nomi diversi da quelli consueti, anch’io non sono più Doris. In Calabria sono Do’.
In Toscana sono La Doris. Nel grembo della mia terra madre mi rimpicciolisco, sono racchiusa in una sillaba sola. Cambia anche la mia grammatica interiore. Vivo di passato e presente per lo più, nomi troncati a metà, suoni duri e aspri.
Parlare e ascoltare la mia lingua madre mi rende più consapevole di tante cose. Sono molto più semplice di quanto non si creda, guardo alle cose dal basso, mi basta uno scorcio a volte per indovinare un paesaggio, spesso so capire gli altri, senza girare intorno alle reali intenzioni di discorsi complessi.
Scruto, taglio, osservo, conservo. In Calabria io divento una volpe, né più e né meno che una volpe selvatica e mi piaccio moltissimo racchiusa in una sola sillaba.
Eppure in Calabria
Mi perdo
ma mi perdono
l’impazienza
e la resa
il biglietto di non ritorno
l’inganno e la restanza
la danza fra le macerie
di una terra madre
che mi conosce appena.
La pena è nello sguardo
che mai trattengo a lungo.
Non resto mai,
piuttosto inciampo
sempre
col cuore scalzo
e lo sguardo a est.