Grave disordine con delitto e fuga. Ezio Sinigaglia e la rivolta degli istinti
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Grave disordine con delitto e fuga” di Ezio Sinigaglia, TerraRossa edizioni, 2024
L’ingegnere De Rossi è equilibrato e razionale; governa le sue aziende con un rigore asburgico. Padrone delle sue emozioni, così come della sua vita che corre spedita senza ostacoli, egli si ammira e si incensa nella sua comfort zone.
Poi, però, si accorge di Michelangelo, detto Jimmy, fattorino dalle fattezze delicate e suadenti, portatore di una bellezza che perturba, che manda in confusione. Anche lui è così equilibrato e rigoroso, tanto nelle membra quanto nello spirito. Quasi si stenta a credere che un essere così sia reale, anzi umano.
De Rossi se ne innamora, vuole possederlo, vuole penetrarlo, ma vuole anche punirlo, in quanto sovvertitore della sua tranquillità, del suo autocontrollo. L’ingegnere non ha un buon rapporto con il disordine, in lui sviluppa pensieri difficilmente domabili. C’è bisogno che tutto si compia affinché si spenga il tormento, ma come questo avvenga di certo non possiamo dirlo qui. Quindi, vi auguriamo fin da ora buona lettura.
È il perturbamento dei sensi il tema del romanzo di Sinigaglia; un potente e ammaliante mix di leggere disquisizioni su come la percezione della bellezza sia in grado di sovvertire le barriere con cui teniamo a bada, ma sarebbe meglio dire incanaliamo gli istinti, ci fa approdare ai lidi oscuri della mente. Come già riscontrato nei romanzi dello scrittore di origine milanese, l’eros, nelle sue svariate forme, smuove l’esistenza e costringe l’uomo ad abbandonarsi alle pulsioni più recondite.
Jimmy sta lì, immobile, non stuzzica, non alimenta. È quel qualcosa che ognuno può descrivere come vuole, a cui ogni persona può attribuire un diverso nome. La sua verità è la “bellezza”, un concetto universale che si presta a fantasiose interpretazioni. Chi vuole acciuffare questo prodigioso ragazzo deve mettersi in movimento, chi ne viene attratto non riesce ad arrestare il suo cammino verso di lui.
Impregnato di uno stile Novecentesco, afferente a quel modo di raccontare che non si ferma al “qui-ora”, ma che è sempre proiettato verso l’universalizzazione dell’esperienza umana, Sinigaglia sembra richiamare tanto “La morte a Venezia” di Mann, quanto quel concetto di “erotismo dinamico” che Marcel Duchamp sviluppa nella sua opera “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche…”.
Pagina dopo pagina leggeremo una storia allegorica e ricca di goliardia, all’insegna dei “delitti dell’eros”.