Di finzioni e di aspirazioni legittime e presunte
Articolo di Martino Ciano
Che bello scrivere senza troppi interessi, lasciando che le parole vadano per conto proprio, infischiandosene dei tremori di costume, delle vergogne e di come fin quando un senso di nausea non ti prende la bocca dello stomaco e risale fin su, su dove lingua e denti hanno finito di sagomare le sillabe, e tu emetti solo suoni incomprensibili, alieni. Dice qualcosa del genere – lasciatemi parafrasare – Thomas Bernhard nel suo I miei premi, in cui descrive quelle sedute in cui la letteratura e l’arte venivano prese a calci in culo da accademici e Vip di ogni categoria. Lui racconta di quando lo hanno scambiato per una scrittrice, di quando hanno sbagliato il suo nome, di quando lo hanno preso per olandese, nonostante fosse austriaco, di quando il Ministro si è arrabbiato per il suo discorso di ringraziamento durante una cerimonia.
Racconta anche che in un primo momento aveva tutte le intenzioni di abbandonare il mondo delle lettere, così infido e piccolo, composto di uomini a caccia di un potere falso e adulatorio. Tutto questo avvenne subito dopo aver pubblicato il suo primo romanzo, ossia Gelo. Ci rimase così male che trovò conforto in un altro lavoro, ovvero il camionista. Bernhard portò birra in giro per l’Austria. Gli piacque molto, chissà quanto fu formativa per lui quella esperienza.
D’altronde, l’unico motivo per cui lui continuava a ritirare premi era l’assegno in denaro che gli elargivano alla fine della cerimonia, poi quei soldi li scialacquava nel migliore dei modi. Manco questo vien dato oggi se non a pochi fortunati. Leggere questo libro aiuta a schiarirsi le idee e anche ad avere meno pregiudizi sulla nostra epoca, ché lo schifo c’era prima e lo schifo c’è adesso. Tutto il mondo è paese. E come si ricorda sempre a chiunque voglia mettere “nero su bianco” le proprie storie, si tenga sempre presente che la scrittura è la cosa più inutile che si possa fare, perché tanto anche senza le pietre miliari della letteratura, il mondo sarebbe andato avanti lo stesso e, infatti, la maggior parte dell’umanità se ne fotte. Tutt’al più, questa energia creativa che potrebbe essere usata per altro, serve per elevarsi e per dare ai nostri giorni un sapore diverso, ma anche in questo caso il risultato non è garantito.
Ci si potrebbe anche elevare in egocentrismo. Allora possiamo anche continuare con un motto che sproni la nostra autostima, ossia tutto è inutile proprio perché si fa.